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lunedì 28 gennaio 2013

CICALA


Le Cicadidi (Cicadidae Westwood, 1840) sono una Famiglia di insetti dell'ordine dei Rhynchota (sottordine Homoptera Auchenorrhyncha, Infraordine Cicadomorpha).
Appartengono a questa famiglia la maggior parte delle specie di insetti comunemente noti come cicale.
Sono di colore marrone scuro o verde e hanno una lunghezza variabile tra 2,3 e 5,6 cm.
I maschi portano sotto l'addome un organo stridulatore, mentre le femmine emettono un suono secco con le ali, simile allo schioccare delle dita (non facile da udire come nel maschio): esso permette al maschio di individuarle. "Frinire" è il verbo con cui si indica il suono caratteristico emesso dalle cicale.
L'apparato sonoro è costituito da lamine (timballi) tese da tendini che le collegano a muscoli, sui lati dell'addome; per produrre il suono l'insetto fa vibrare le lamine e camere d'aria provvedono alla risonanza. Non si tratta quindi di un suono prodotto da sfregamenti di parti del corpo. Questo canto ha funzione di richiamo sessuale per le femmine; quando queste raggiungono il maschio, ha luogo il corteggiamento e poi l'accoppiamento che dura diversi minuti, durante i quali i due animali rimangono attaccati. Dopo circa 24 ore la femmina depone le uova su ramoscelli o sterpi. Le larve, appena nate, danno inizio alla loro vita sotterranea o ipogea che può durare anche qualche anno (in una specie arriva a 17 anni). Giunti alla maturità, i giovani individui (già molto simili agli adulti, ma privi di ali, con due zampe anteriori adatte allo scavo del terreno) escono dal suolo e cercano un albero dove arrampicarsi ed effettuare la muta. Lasciano definitivamente l'involucro ninfale e, dopo qualche ora, sono pronte per il primo volo. Dapprima verde-azzurro, dopo qualche ora l'insetto assume la livrea marrone definitiva. La cicala si nutre della linfa degli alberi e a tal scopo possiede una proboscide; ha la testa tozza, con tre ocelli e due occhi composti, con vista eccellente. I predatori della cicala sono rappresentati da cavallette e uccelli; nella vita ipogea dalle talpe. Alcune teorie immaginano che i cicli vitali molto lunghi, fino ad un massimo di 17 anni, in cui la larva vive nel sottosuolo, servano per spiazzare i predatori. Non è chiaro però come dopo tanti anni riescano ad emergere tutte contemporaneamente, una teoria sostiene che abbiano un orologio naturale che permetta di contare gli anni.
Il periodo in cui risuona il canto delle cicale è l'estate. Alla cicala australiana spetta il titolo della più rumorosa, visto che riesce a emettere ben 100 decibel alla frequenza di 4,3 kHz; dato che le femmine sono tutt'altro che sorde, e riescono a percepire suoni al di sopra dei 30 decibel, varie altre spiegazioni sono state addotte per giustificare questi suoni: è possibile che la femmina scelga il maschio in base anche alla intensità del suono, oppure che lo scopo sia quello di spaventare o stordire gli eventuali predatori, o invece che il territorio da coprire sia in effetti molto ampio. I due muscoli che con la loro contrazione iniziano la catena di eventi che produce l'impulso acustico, realizzano un suono avente una modulazione di 240 Hz. L'energia elastica rilasciata durante questi movimenti genera uno schiocco acustico, ma data la rapidità dei movimenti, lo schiocco si accoda ad un trenino di vibrazioni caratterizzate da una frequenza di 4,3 kHz. Lo schiocco realizza pressioni notevolissime, sfiorando i 160 decibel. La regione addominale, abitualmente, contiene una sacca aerea, oltre ad una coppia di timpani che fungono da casse armoniche, che collegano la sacca con l'esterno e riescono ad amplificare il suono di circa 20 volte. L'apparato addominale è abilitato a correggere il sistema acustico per ottimizzare la qualità del suono.

Vivono in tutto il mondo, preferendo le regioni calde, in particolare le zone del Mediterraneo. Si adattano a qualunque tipo di albero ma preferiscono in particolare i Pini e gli Ulivi.

Cicale: miti e letteratura 

Per gli antichi Greci, erano figlie della Terra o, secondo alcuni, di Titone e di Aurora. Specialmente gli ateniesi le onoravano: Aristofane rammenta le cicale d'oro, ornamento per i capelli degli Ateniesi nobili all'epoca arcaica e nella celebrazione dei Misteri eleusini in onore di Demetra, era uso portare nei capelli una fibula a forma di cicala, così come durante la celebrazione dei misteri di Era a Samos.Per Platone le cicale sono gli antichi artisti, specie nel campo musicale e dell'eloquenza, che hanno smesso di mangiare e accoppiarsi per amore della propria disciplina.[Secondo Orapollo la cicala simboleggiava l'iniziazione ai misteri, poiché essa anziché cantare con la bocca, come tutti, emette suoni dalla coda. La cicala era anche simbolo di purezza: seguendo un'errata credenza ripresa da Plinio il Vecchio si riteneva che le cicale si nutrissero di sola rugiada e ciò faceva sì che il loro corpo non contenesse sangue e non dovessero espellere escrementi e di qui l'idea della purezza. Il fatto poi che la cicala viva una sola estate ma le sue larve rinascano in quella successiva direttamente dalla terra ne ha fatto l'emblema di una resurrezione a nuova vita dopo la morte persino presso i cinesi. Tra i poeti contemporanei, Giosuè Carducci ha elogiato questi insetti ne "Le risorse di San Miniato" e scherzosamente rimprovera Virgilio e Ludovico Ariosto per averle definite querule e noiose.
Ma la cicala ha anche una fama negativa, quella di vivere alla giornata cantando senza preoccuparsi del domani, assurgendo così a simbolo dell'imprevidenza. Esopo, nella sua notissima favola La cicala e la formica, narra che la cicala si fosse dilettata tutta l'estate a cantare senza preoccuparsi di provvedere ad immagazzinare cibo per l'inverno. Giunta la cattiva stagione essa si rivolse alla previdente formica chiedendole aiuto e questa le chiese di rimando che cosa avesse fatto tutta l'estate non avendo provveduto al cibo, al che la cicala rispose di aver sempre cantato e la formica replicò: «Allora adesso balla!».


CHIOCCIOLA



La chiocciola è un animale invertebrato appartenente al phylum dei molluschi. Striscia sul piede e utilizza la conchiglia come difesa da condizioni climatiche sfavorevoli e da pericoli esterni. Non si tratta di una vera e propria superfamiglia di gastropodi, ma semplicemente del nome comune dato comunemente a questo tipo di invertebrato. Di seguito perciò, sono elencate alcune delle specie conosciute sotto questo epiteto.
La conchiglia si forma con una sostanza detta conchiolina che l'animale stesso produce. Nella lingua ci sono delle fasce di accrescimento che diventano sempre più larghe verso l'esterno e formano la tipica spirale che si arrotola sempre in senso antiorario. La parte del corpo che striscia sul terreno e permette i movimenti e le ritirate grazie ad un forte muscolo che si chiama piede. Sul capo ha quattro tentacoli: due antenne che portano gli occhi e due tentacoli tattili come organi di senso. Tra i due tentacoli tattili c'è la bocca che contiene un organo simile ad una lingua (radula) munito di tanti denti microscopici con cui l'animale grattugia il cibo prima di ingoiarlo.
La specie mediterranea più comune è l'Helix aspersa. Un primato per questi gasteropodi è detenuto dall'Achatina achatina, una specie molto grande che raggiunge i 20 cm di lunghezza.

La chiocciola è un animale dal carattere assai cauto e timido in quanto si ritira appena sente il primo segnale di pericolo. Quando vengono anche solo sfiorate le antenne, queste si ritraggono istantaneamente.
È molto nota la sua lentezza nei movimenti (0,03 mph, corrispondenti a 0,048 km/h). Si trascina per il piede ed usa una bava argentea come lubrificante per evitare di ferirsi. Le secrezioni della chiocciola servono anche a formare l'epifragma nel momento in cui l'animale si ritira nel suo guscio. Altra caratteristica curiosa dalla chiocciola è legata alla riproduzione. Essa è infatti un’ermafrodita insufficiente ovvero possiede sia l’apparato maschile che femminile ma per la riproduzione necessita dell'intervento di un suo consimile. Quindi i due individui durante l’accoppiamento fecondano e rimangono fecondati contemporaneamente.


In Italia le specie utilizzate per l'alimentazione sono tre:
  -Helix pomatia
Helix pomatia o lumaca della Borgogna, tradizionalmente preparati in guscio, al burro con prezzemolo tritato e aglio: la sua dimensione da 40 a 55 mm per un peso adulto da 25 a 45 g. L
a sua ripartizione geografica naturale: Europa centrale




  -Cornu aspersum o Petit-Gris (Piccolo-Grigio), con ricette più diverse e spesso locali: la sua dimensione da 28 a 35 mm per un peso adulto da 7 a 15 g
la sua ripartizione geografica naturale: i paesi mediterranei (Europa ed Africa del Nord) e la facciata atlantica francese (Normandia)
  -Eobania vermiculata, utilizzata soltanto nell'Italia centro-meridionale dove è conosciuta con il nome di rigatella.

Si dà a volte il nome di lumaca di mare ad alcuni gasteropodi marini di aspetto simile come Littorina littorea o Nassarius mutabilis
L'allevamento (elicicoltura) permette dei risultati accettabili nelle condizioni economiche attuali soprattutto con Helix aspersa.


CERVO


Il cervo nobile o cervo rosso (Cervus elaphus Linnaeus, 1758) è un mammifero artiodattilo della famiglia dei Cervidi. Le popolazioni nordamericane e dell'Estremo Oriente, prima classificate in una specie a parte (C. canadensis), sono note col nome algonchino di wapiti.
La tassonomia della specie nel suo complesso è lungi dall'essere chiarita in modo esauriente.
Fino a tempi recenti, infatti, la specie tendeva ad essere considerata un "contenitore" comprendente numerose sottospecie diffuse praticamente in tutto il mondo (anche se originarie di Europa, Asia, America settentrionale e Nordafrica).
Wilson & Reeder (2005) riconoscono le seguenti sottospecie:
Divisione elaphus
C. elaphus atlanticus (Norvegia)
C. elaphus barbarus (Nordafrica)
C. elaphus brauneri (Carpazi ed Europa orientale)
C. elaphus corsicanus (Corsica e Sardegna)
C. e. elaphus - sottospecie nominale (Europa occidentale e Isole Britanniche)
C. elaphus hispanicus (Spagna e Portogallo)
C. elaphus maral (Asia Minore)
C. elaphus pannoniensis (Ungheria)

Divisione wallichii
C. elaphus alashanicus (Ningxia)
C. elaphus hanglu (Kashmir)
C. elaphus kansuensis (Gansu)
C. elaphus macneilli (Sichuan)
C. elaphus wallichii (Tibet orientale e Bhutan)
C. elaphus yarkandensis (Turkestan e nord dell'Afghanistan)
Divisione canadensis
C. elaphus canadensis (Siberia e Nordamerica occidentale)
C. elaphus nannodes (California)
C. elaphus songaricus (Tien Shan)
C. elaphus xanthopygus (Manciuria)

Alcune recenti evidenze filogeografiche, basate su studi del DNA mitocondriale, assegnerebbero alla sottospecie Cervus elaphus canadensis lo status di specie a sé stante (Cervus canadensis): tuttavia, è ancora dubbia l'assegnazione all'una od all'altra specie delle varie popolazioni di cervi dell'Asia centro-orientale.
Il cervo nobile occupa un areale vastissimo, esteso da Europa e Nordafrica fino ad Asia centrale, Siberia, Estremo Oriente e Nordamerica. In passato era largamente diffuso in gran parte di Canada e Stati Uniti, ma attualmente si incontra solo nelle regioni occidentali del Nordamerica, con piccole popolazioni reintrodotte in altre aree del continente. È largamente diffuso in quasi tutta l'Europa continentale, sebbene sia assente dalle regioni settentrionali della Fennoscandia e dalla Russia europea. È presente anche su un certo numero di isole, comprese le Isole Britanniche e la Sardegna. In Albania si è estinto. Varie piccole popolazioni di origine incerta sono state introdotte (esclusivamente a scopo venatorio) in Russia. Forse ne sopravvive una piccola popolazione originaria nella zona di Kaliningrad, lungo il confine con la Polonia. Le piccole popolazioni isolate che si trovano inGrecia, invece, sono il frutto di reintroduzioni in aree dove un tempo la specie era diffusa. Allo stesso modo, tutte le popolazioni del Portogallo sono state reintrodotte dall'uomo o hanno popolato naturalmente l'area partendo dalla Spagna, dove la specie è stata a sua volta reintrodotta. Si incontra dallivello del mare fino ad oltre la linea degli alberi (2500 m ca.) sulle Alpi. In tutto il suo areale, però, il cervo nobile ha distribuzione frammentata.
In Africa la specie si incontra nelle regioni nord-orientali dell'Algeria e in Tunisia. Nel Vicino e nel Medio Oriente è diffusa in Turchia, nelle regioni settentrionali dell'Iran e in Iraq, ma è estinta in Israele, Giordania, Libano e Siria. In Asia centrale, si trova in Kazakistan, Kirghizistan, Tagikistan,Turkmenistan (dove però si è estinta recentemente), Uzbekistan, Afghanistan settentrionale, India settentrionale (Valle del Kashmir) e Pakistan settentrionale (dove però giunge solo occasionalmente); altrove, nel continente asiatico, il cervo nobile vive in Siberia, Mongolia e Cina occidentale e settentrionale. In Mongolia, popola le catene montuose di Hövsgöl, Hangai, Hentii, Ikh Hyangan, Mongol-Altai e Govi Altai, ma è stato reintrodotto anche sulle colline del sud-est del Paese. In Cina, è diffuso in Gansu, Mongolia Interna, Jilin, Liaoning, Manciuria, Ninxia, Shaanxi,Shanxi, Sichuan e nelle regioni orientali del Tibet, Qinghai compreso. Abita anche in Corea e nella regione dell'Ussuri, in Russia[1].
La specie è stata inoltre introdotta in Australia, Nuova Zelanda, Cile, Perù ed Argentina, dove si è adattata in maniera eccellente, divenendo in alcuni casi dannosa. È inserita nell'Elenco delle 100 specie aliene più dannose del mondo (relativamente alle introduzioni extraeuropee).
In Italia sono presenti due sottospecie di cervo nobile:
   -la sottospecie elaphus, originariamente diffusa nel nostro territorio, si era progressivamente ridotta, fino a rimanere, probabilmente, soltanto nella provincia di Ferrara (bosco della Mesola). È stata in seguito reintrodotta od è migrata spontaneamente in un areale piuttosto esteso: nell'arco alpino la specie è diffusa praticamente da Cuneo ad Udine, dove nel Triveneto ed in Lombardiaessa è costantemente migrata spontaneamente dai Paesi confinanti, mentre in Piemonte e Valle d'Aosta si è ricorso ad introduzioni mirate con esemplari provenienti dalla Francia. Lungo l'Appennino, invece, sono presenti quattro popolazioni distinte di cervo nobile: una lungo l'Appennino tosco-emiliano, una lungo la parte alta della Val Tiberina, una nel Parco nazionale della Maiella ed una nel Parco nazionale d'Abruzzo infine vi sono altre popolazioni nel Parco nazionale del Pollino e in quello del Cilento. Altri gruppi consistenti, anch'essi del tutto artificiali, sono presenti in grandi aree boschive recintate, come Castelporziano e La Mandria;
   -la sottospecie corsicanus è invece endemica della Sardegna e della Corsica, dove vive con varie popolazioni isolate.
L'habitat originario del cervo è costituito dalle zone boschive con presenza di radure o aree di boscaglia poco fitta, generalmente in ambiente pianeggiante o a basse altitudini : successivamente la specie si è sospinta in aree montuose od impervie per sfuggire alla pressione demografica e venatoria dell'uomo. È stato inoltre introdotto in numerosi ambienti ai quali si è adattato brillantemente, dalla brughiera alla foresta di conifere.

Dimensioni 

I maschi adulti possono essere lunghi sino a 2,50 m e alti, al garrese, sino a 1.2 m, con un peso che va da 200 a più di 250 kg nei casi eccezionali. La femmina è notevolmente più piccola, raggiungendo solo eccezionalmente i 2 m di lunghezza e può raggiungere i 150 kg di peso. A queste misure va aggiunta la coda, che in ogni caso non supera i 20 cm di lunghezza. Generalmente, gli esemplari delle popolazioni dell'Europa orientale raggiungono dimensioni maggiori (ad esempio la sottospecie nominale raggiunge i cinque quintali di peso), mentre quelli dell'area mediterranea hanno dimensioni inferiori (ad esempio il cervo corso non supera quasi mai il quintale di peso): tuttavia, se alimentati abbondantemente i cervi sono in grado di crescere ben al di sopra delle misure medie raggiungibili dalla popolazione in esame, mentre le popolazioni di qualsiasi sottospecie introdotte in altri Paesi possono rimanere di dimensioni molto contenute (anche mezzo quintale di peso).

Aspetto 



Un maschio mentre bruca.

Una femmina in atteggiamento di allerta.
Il tronco appare snello e allungato; leggermente rientrante nella regione inguinale; la spalla è arrotondata e muscolosa; il petto è largo e la groppa è diritta e potente. Il collo, lungo, piuttosto sottile e un poco compresso, sostiene alta la testa, allungata e larga all'occipite, con la fronte infossata tra gli occhi. Il muso, diritto, va assottigliandosi, e gli occhi, di media grandezza e vivacissimi, hanno le pupille ovali.

I lacrimatoi del cervo.
I lacrimatoi, piuttosto grandi, formano una specie di infossatura allungata, che scende verso gli angoli della bocca con le pareti interne secernenti la caratteristica sostanza oleosa, di cui il cervo si libera, soffregando la testa contro la corteccia degli alberi. Le orecchie sono lunghe, larghe e assai mobili. Gli arti, molto lunghi in proporzione al corpo, si presentano sottili ma robusti, con zoccoli stretti e appuntiti adatti a un velocissimo corridore e agilissimo saltatore, mentre gli unghioli delle dita posteriori sono ovali, troncati all'estremità e non toccano il suolo se non nella corsa.
Il mantello, aderente e liscio, è composto di peli setolosi e di fine lanugine, che si allunga notevolmente sulla coda, mentre sul labbro superiore e intorno agli occhi crescono serie di lunghe setole: nei maschi, in particolare in quelli delle popolazioni diffuse in climi freddi, spesso è presente una criniera sul collo. La colorazione del mantello subisce variazioni a seconda delle stagioni, del sesso e dell'età degli individui: il mantello estivo appare brunastro o tendente al rossiccio, mentre in inverno è grigio-bruno, con un pelo notevolmente infittito[12]. Nelle femmine, i medesimi colori vanno schiarendosi, come se sbiadissero, e i giovani presentano un abito rossastro con macchie bianche che tendono a scomparire con l'età.

Un maschio con palchi ricoperti dal velluto.
I palchi, strutture analoghe ma non omologhe alle corna dei Bovidi, rappresentano la principale caratteristica dei maschi e, certo, uno dei fenomeni biologici più interessanti. Alla fine del primo inverno, sullo stelo, cresciuto nella regione frontale, compaiono i primi palchi, nutriti da uno strato di pelle riccamente vascolarizzata, detta velluto; in luglio essa raggiunge il suo massimo sviluppo, ossificandosi.

La crescita dei palchi col passare degli anni.
Al suo secondo anno di vita, il giovane cervo, a causa della graduale diminuzione dei livelli di testosterone nel sangue (la crescita dei palchi è infatti legata al tasso di testosterone[) subisce la decalcificazione della base dei primi palchi, che, al minimo urto contro un ostacolo, si staccano e cadono. Il fenomeno si ripete, da qui innanzi, regolarmente ogni anno: i palchi cadono ma sullo stelo se ne formano di nuovi, che raggiungono le dimensioni massime entro quattro mesi, sempre ricoperti di velluto. Anno per anno, il volume, il peso e parzialmente il numero dello punte va aumentando.
Quanto alle dimensioni e al peso dei palchi, si nota una considerevole variabilità individuale: in generale, la lunghezza va da un minimo di 70 cm a un massimo, peraltro eccezionale, di 1,30 m. Il peso delle corna, negli individui adulti, è, in media, di 4-6 kg, con punte eccezionali al di sopra dei 10 e fino a 15-20 kg.
Per quanto riguarda le malattie il cervo nobile può essere affetto da Brucellosi, Paratubercolosi, Leptospirosi,Toxoplasmosi, Malattia del deperimento cronico del cervo

Biologia 

Cervus elaphus, fotografato nella foresta di Freyr, nei pressi di Han-sur-Lesse, in Belgio.
Il cervo nobile deve il suo nome al portamento "altezzoso": con il collo eretto e la camminata elegante, si muove leggero ed elegante nei boschi più fitti, nelle praterie a diverse altitudini; è maestoso, veemente e veloce nel trotto e nel galoppo, tanto che in piena corsa può raggiungere e superare i 60 km/h, agile e abile nel salto che, talvolta, può raggiungere in altezza anche i 2 m e più del doppio in lunghezza. Una certa importanza assumono, soprattutto in funzione della caccia, le impronte che gli zoccoli del cervo lasciano sul terreno. Sia i maschi che le femmine vivono in gruppi monosessuali, con queste ultime che portano con sé anche i cuccioli non ancora indipendenti. Nell'ambito dei gruppi, solitamente vi sono sempre un paio di esemplari che fanno da sentinelle mentre il resto del branco si nutre.
Durante l'estate, i cervi tendono a migrare ad altitudini maggiori, raggiungendo le praterie in quota, dove il cibo è presente in maggiori quantità.

Alimentazione 

La ricerca del cibo viene effettuata di solito nelle ore notturne: in primavera gli animali divorano le erbe fresche e tenere, i germogli, le foglie novelle e i ramoscelli. Durante l'estate vengono invece preferiti il grano maturo, l'avena, le carote e le barbabietole succose. L'inverno è certamente per questi animali la più triste e dura stagione dell'anno, poiché il terreno si ricopre di una coltre di neve, il suolo non produce più erba, e i rami non danno più foglie; i cervi, allora, si accontentano delle cortecce, degli arbusti secchi e delle radici penosamente scavate a colpi di zoccolo.

Riproduzione 

All'inizio dell'autunno, precisamente da metà settembre a metà ottobre, inizia la stagione degli amori. In questo periodo, i maschi, che solitamente vivono in piccoli gruppi monosessuali, si separano e iniziano a sfidarsi tramite bramiti per rivendicare il possesso delle femmine su altri pretendenti. Avrà la meglio chi riesce ad intimorire, con il suo verso, gli altri cervi. La forza e la potenza del bramito dipendono dalla stazza dell'animale e dalle sue condizioni di vita. In inverno i palchi vengono persi e i maschi si ritirano nella fitta boscaglia allontanandosi dalle femmine. Gli abbondanti pascoli primaverili hanno rafforzato l'organismo dei maschi, che sono divenuti vigorosi e sono pronti a mettersi in cammino per la lunga ricerca delle compagne. Durante questo periodo, essi abbandonano le loro consuete abitudini e i luoghi prima frequentati, divenendo inquieti e irascibili. Il cervo, quindi, raduna intorno a sé da 5 a 15 femmine, che custodisce gelosamente, a prezzo di lotte furiose contro tutti i rivali. Le lotte tra i maschi sono rare: infatti, prima di passare alle armi i contendenti si sfidano "a voce". Il potente bramito del cervo (una via di mezzo fra un muggito bovino ed un ruggito) serve appunto ai rivali per capire chi hanno di fronte: solo quando le capacità vocali si equivalgono i maschi si affrontano in campo aperto, ma anche a questo punto, prima di combattere, mettono in atto una serie di comportamenti rituali, ad esempio cominciano a marciare avanti e indietro lungo linee parallele per osservare le dimensioni delle corna e la robustezza dell'avversario.


Un cerbiatto.
Trascorsi questi giorni, i maschi riformano i branchi, riprendendo la loro vita normale, mentre le femmine, riunite anch'esse in branchi separati assieme ai maschi più giovani, muovono alla ricerca di luoghi sicuri, dove trascorrere i primi tempi della gestazione. La gravidanza dura 260 giorni, e di norma, a ogni parto nasce un solo cerbiatto, raramente due: il cucciolo ha il dorso pomellato per meglio mimetizzarsi fra i cespugli, dove rimane perfettamente immobile e non può essere avvistato da eventuali predatori poiché non emana odore. La pomellatura viene persa alla fine dell'estate.
Il cerbiatto resta nascosto nel fitto dei cespugli (dove la madre lo raggiunge solo per la poppata) per un paio di settimane, dopodiché esso è in grado di seguire il gruppo delle altre femmine con cuccioli nei suoi spostamenti: a due mesi i cerbiatti vengono svezzati[15], ma non si allontaneranno dalle madri prima di aver compiuto un anno d'età, ossia quando i maschi adulti li scacceranno per potersi accoppiare con le femmine. Sebbene la maturità sessuale venga raggiunta dai cervi verso il secondo anno di età, essi sono in grado di procreare solo alla fine del terzo anno.
La speranza di vita in natura dei cervi si aggira fra i 10 ed i 15 anni, ma in cattività essi vivono tranquillamente oltre i venti anni.

Rapporti con l'uomo 

Il cervo è sempre stato un'importante fonte di cibo per l'uomo: già nelle pitture rupestri risalenti al Paleolitico si possono infatti trovare abbondanti raffigurazioni di questi animali, solitamente in veste di preda o come entità spirituali.


Un tronco scortecciato da un cervo: a volte questi animali possono arrecare danni anche ingenti ai boschi.
Il cervo viene oggi allevato e riprodotto con successo dall'uomo per fini culinari, per l'uso della pelle e dei palchi (che trovano impiego nella medicina tradizionale asiatica), come animale da allevamento a scopo alimentare, amatoriale o da ripopolamento per essere reintrodotto allo stato selvatico o per uso venatorio. In Italia esistono diversi allevamenti soprattutto in Toscana come in altre regioni d'Italia ad esempio il Trentino, l'Emilia Romagna e le Marche dove vicino ad Osimo nel parco di Santa Paolina convive un piccolo gruppo con daini e mufloni

Stato di conservazione 

I cervi non hanno, oltre all'uomo, dei veri nemici, in quanto nessun predatore è in grado di raggiungerli durante la fuga viste le loro straordinarie doti velociste. Contrariamente a quanto si potrebbe pensare, ciò non aiuta a mantenere in buone condizioni le popolazioni di cervi, che sono ancora numerose in taluni boschi, soprattutto nelle zone protette. I predatori eliminano infatti tutti gli animali più deboli e malati, contribuendo quindi al miglioramento continuo della specie, poiché solo gli individui più dotati hanno la possibilità di riprodursi. Inoltre solo i membri dal pelo molto rosso possono essere accolti dall'harem in modo pacifico.

In Italia, la popolazione peninsulare del cervo, diffusa originariamente su tutto il territorio, a partire dal XVII secolo cominciò a declinare a causa della pressione venatoria e dell'espansione degli insediamenti umani a danno degli ecosistemi boschivi, fino a quando non ne rimase che una misera popolazione relitta nel sopracitato Gran Bosco della Mesola, oltre a segnalazioni sporadiche di gruppetti provenienti dalla Svizzera in provincia di Sondrio: in seguito tali migrazioni da oltreconfine divennero sempre più numerose e consistenti, al punto che oggi la specie si è ristabilita con successo in tutto l'arco alpino centro-orientale ed è soggetta anche a prelievo venatorio autorizzato, mentre per quanto riguarda le altre popolazioni si tratta di individui introdotti a partire da popolazioni francesi e tedesche durante gli anni sessanta. L'attuale popolazione nazionale italiana ammonta in 40.000 capi circa: 11.500 nelle Alpi occidentali, 22.400 in quelle orientali, 5400 nell'Appennino settentrionale ed i rimanenti nel resto della Penisola. La crescita della popolazione è buona (al punto di aver spinto le autorità ad istituire campagne di abbattimento selettivo per evitare danni al patrimonio boschivo) e si prospettano future campagne di reintroduzione anche in altre aree idonee ad ospitare popolazioni stabili di questi animali.
Per quanto riguarda la popolazione sardo-corsa, invece, essa sparì dalla parte settentrionale della Sardegna nei primi anni del secondo dopoguerra: a partire daglianni ottanta, le varie campagne di sensibilizzazione della popolazione hanno permesso di aumentare il numero di esemplari ed espandere l'areale della specie, che attualmente conta circa 3000 capi.


sabato 26 gennaio 2013

CAVALLO


Il cavallo (Equus caballus Linneo 1758), è un mammifero perissodattilo di grossa taglia. Appartiene al genere Equus, unico della famiglia Equidae. Studi archeologici rivelano una domesticazione più tarda rispetto ad altri animali, all'incirca verso il V millennio a.C. nelle steppe orientali dell'Asia, mentre in Europa lo si inizierebbe a vedere non prima del III millennio a.C.. Si suppone che la domesticazione sia avvenuta a partire da una sottospecie estinta delle steppe asiatiche, il tarpan. Viene utilizzato come da tiro, da sella e recentemente, come animale d'affezione. È in grado di rinselvatichirsi e di sopravvivere autonomamente allo stato brado.
Frutto di una lunga e ben conosciuta evoluzione, il cavallo presenta un'elevata specializzazione morfologica e funzionale all'ambiente degli spazi aperti come le praterie, in particolare ha sviluppato un efficace apparato locomotore e un apparato digerente adatto all'alimentazione con erbe dure integrate con modeste quantità di foglie, ramoscelli, cortecce e radici.
I cavalli si dividono in base alla corporatura (dolicomorfi, mesomorfi e brachimorfi) e in base al temperamento (a sangue freddo, mezzo sangue e i cosiddetti puro sangue). Il tipo brachimorfo comprende le "razze pesanti" (cavalli da tiro: shire, vladimir, gispy vanner...).Il tipo dolicomorfo comprende le "razze leggere da sella" (purosangue inglese, arabo, trottatori, ecc.); il tipo mesomorfo comprende le "razze da sella" (inglese e americana, Quarter Horse, trottatori, ecc.);


Etimologia 
La parola cavallo deriva dal latino căballus, che indicava però principalmente il cavallo da fatica o castrato, invece in latino cavallo si dice ĕquus, da cui il nostro equitazione. L'aggettivo ippico invece dal greco 'ίππος (híppos) che significa appunto cavallo. 

Origini e storia 
I progenitori del cavallo sono apparsi sulla Terra circa 55 milioni di anni fa; i biologi evoluzionistici, infatti, hanno una buona conoscenza del processo evolutivo che ha portato alla specie attuale, dato che si sono trovati vari resti. Gli studi sui fossili dimostrano che il probabile progenitore dell'odierno cavallo era il Hyracotherium, d'altezza non superiore a 30–40 cm al garrese e con arti di almeno 4 dita; il suo habitat naturale era la foresta ed aveva una dentatura tipica degli onnivori. Durante il processo evolutivo, i suoi discendenti si adattarono progressivamente alla condizione di erbivori stretti e alla vita nelle praterie; la statura aumentava, gli arti diventavano più lunghi, diminuiva il numero delle dita e i denti si modificavano progressivamente aumentando in lunghezza e nei caratteri della superficie masticatoria. Il cavallo odierno, Equus caballus, e gli altri appartenenti del genere Equus poggiano sull'unico dito rimasto loro: il medio.
In America, il cavallo si estinse in epoca preistorica, contemporaneamente ad altri grandi mammiferi; fra le ipotesi per tali estinzioni, il disturbo antropico costituito dalla caccia da parte dell'uomo.

Cavalli in gruppo
Sopravvissuto in Europa e Asia, la prima evidenza storica dell'addomesticamento del cavallo si ha in Asia Centrale verso il 3000 a.C. Infatti in Asia centrale e meridionale il cavallo fu addomesticato dagli allevatori di stirpe mongola, che in seguito daranno vita all'Impero mongolo proprio grazie alla forza e all'astuzia dell'esercito di guerrieri a cavallo.
Secondo altri studiosi, l'addomesticamento risale a 6000 anni fa nell'Età del rame presso la cultura di Srednij Stog fiorente in Ucraina.
Un progenitore dei cavalli attuali è considerato il tarpan, un cavallo selvatico europeo ufficialmente estinto tra il 1918 e 1919.

Le razze
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Cavallo islandese
La razza più conosciuta è lo Shire: forte, resistente, docile. Molto precoce, può essere messo al lavoro già a tre anni.
Mantello: il colore più diffuso è il morello (nero) ma ci sono anche baio e grigio. Gli stalloni non possono essere sauri e roani, quest'ultimo colore è invece ammesso per femmine e castroni. Sono presenti in quasi tutti gli esemplari di questa razza grandi balzane e una lista larga. Dal ginocchio scendono dei lunghi e abbondanti ciuffi di pelo.
Altezza al garrese e peso: l'altezza si aggira fra il 1,65-1,80 m. ma si è arrivati anche ai 2,20 m. col "cavallo di Sampson", che detiene tuttora il guinness dei primati come cavallo più alto di tutti i tempi.
Cavalli purosangue: esistono cinque razze di tipo purosangue: l'Arabo, il Purosangue Inglese, l'Anglo-Arabo Francese, il Berbero e l'Akhal-Tekè. Una delle razze più conosciute è il cavallo arabo. Da oltre duemila anni gli arabi, sia per credenze religiose che per necessità pratiche di sopravvivenza, selezionano quasi con fanatismo questa razza. Esso è ricercato per le sue forme perfette ed armoniche, per la sua grande intelligenza e per la sua notevole resistenza, anche se di piccola taglia. Questo animale si è inoltre distinto per essere un ottimo miglioratore di tutte le altre razze contribuendo alla formazione di nuove linee. Infatti non a caso è il progenitore di un altrettanto famoso e diffuso cavallo: il Purosangue inglese. Nella sua genealogia ci sono appunto tre stalloni orientali: Byerley Turk, Darley Arabian e Godolphin Barb, con essi inizia la vera e propria storia del Purosangue. Questo cavallo è in assoluto quello che riesce ad esprimere le più alte velocità in corsa ed è anch'esso usato come miglioratore. Si dimostra inoltre un buon atleta anche nel salto agli ostacoli.

Altre razze 
Altra razza molto importante è l'Andaluso,chiamato anche cavallo spagnolo, da non confondere però con il "Pura Raza Española". Direttamente derivato dall'arabo e dal berbero, è stato un grande colonizzatore giacché fu portato in ogni parte del mondo dai conquistadores spagnoli, ed in particolar modo nelle Americhe, dove ha come discendenti il criollo, il Paso Peruviano, i mustang e via via dopo incroci vari il Quarter Horse, l'Appaloosa, il Paint horse, usati soprattutto nella monta americana.

Rapporti estetici-funzionali 

Conformazione esterna e struttura


La conformazione esterna del cavallo è un elemento di valutazione e di classificazione per l'uso specifico di lavoro o attività sportiva. Le forme del cavallo sono valutate in base alle varie regioni esterne e devono essere proporzionate in base alla morfologia della razza presa in esame.

La testa del cavallo può essere di colore uniforme o con chiazze bianche che possono essere classificabili in:
La stella è una piccola macchia bianca a forma di rombo e ben definita sulla fronte del cavallo
Il fiore è una piccola macchia bianca non ben definita sulla fronte del cavallo
La lista è una lunga striscia bianca e stretta che, solitamente, parte dal ciuffo e arriva al naso ma può essere anche interrotta e, in questo caso, prende il nome di lista interrotta, oppure larga che prende il nome di Stella prolungata
La lista in bevente è uguale alla lista ma si prolunga fino alla bocca e può cadere di lato
Il taglio: piccola macchia bianca in mezzo alle narici del cavallo;un po' più sopra della bocca.Contorni solitamente ben definiti e abbastanza visibili.
La striscia: lunga e stretta striscia bianca che parte dal ciuffo e va a finire un po' sopra la bocca.Contorno abbastanza definiti.

Taglio, liscio o bevente 
È una macchia bianca sul naso chiamata anche infarinatura se comprende tutto il naso. Essa è tipica dei cavalli islandesi.
Bella faccia è una macchia bianca che comprende tutto il muso e, spesso, uno o entrambi gli occhi che diventano azzurri.
La testa e il corpo del cavallo possono presentare anche dei remolini ovvero dei punti in cui il pelo cambia direzione e possono essere classificabili in:
Remolino semplice che si dirama intorno ad un punto centrale e sembra un piccolo vortice;
Remolino spigato è una linea centrale che separa un tratto di peli indirizzato verso l'alto e un tratto verso il basso;
Remolino sinuoso è un remolino la cui linea di separazione non è dritta ma a S mandando un ciuffo verso l'alto.
L'occhio, talvolta, può essere circondato da una sclera bianca e viene chiamato, in questo caso, "occhio umano". È tipico della razza americana appaloosa.
I crini di cavallo maschio possono essere usati per gli archetti dei violini.

I mantelli 
Il mantello (o manto) è il complesso dei peli che rivestono il corpo del cavallo, proteggendolo dagli agenti atmosferici. Il suo colore e disegno è l'elemento tra i più significativi nella distinzione tra i soggetti, ogni animale, anche se apparentemente sembra dello stesso colore, nel mantello ha caratteristiche e particolarità che servono per il suo riconoscimento. Alcune razze hanno mantelli caratteristici. A volte può risultare difficile determinare l'esatta classificazione di un mantello. 

Fenotipicamente possiamo suddividere i mantelli in:
-Semplici: monocromatici
-Composti: a due colori separati; a due colori mescolati; a tre colori mescolati
-A due pelami: a componente bianca

I mantelli base sono:
-Baio: Il baio presenta crini ed estremità nere e corpo marrone in tutte le sue gradazioni. Il baio, essendo il mantello ancestrale del cavallo (gene Agouti), è il più diffuso.
-Morello: È un manto completamente nero che caratterizza alcune razze, come il Frisone e il Murgese; il morello (gene E) è dominante autosomico nei confronti del sauro (gene A).
-Sauro: È marrone rossastro o color zenzero. Può variare dal marrone chiaro ai colori più scuri. La coda e la criniera sono spesso dello stesso colore del mantello.

Difetti di appiombo 
Gli appiombi sono le linee direttrici degli arti relativamente al filo a piombo.
Gli appiombi corretti sono importanti per l'attività lavorativa del cavallo. È importante che gli arti ed i piedi si trovino in ottimo stato. Una viziata conformazione degli arti può contribuire allo sviluppo di zoppicature o esserne la causa diretta.
Sempre dare la massima importanza ad una buona conformazione. Una cattiva conformazione, anche se ereditaria, predispone a malattie come la navicolite, spavenio, fissazione superiore della rotula ecc.

Appiombi arti Anteriori 
Base stretta (chiuso davanti) 
Si trova più facilmente in cavalli a petto largo, con muscoli pettorali ben sviluppati. Può essere accompagnato da CAGNOLISMO o MANCINISMO. Il cavallo carica più peso sulla parete esterna dello zoccolo. Conseguenze: mollette articolari del nodello, formelle laterali del pastorale, ossificazione della cartilagine alare laterale.

Base larga (aperto davanti)
Cavalli a petto stretto. Spesso accompagnato a mancinismo. Causa attinture. Il cavallo carica più peso sulla parete interna dell'arto e della parete dello zoccolo. Conseguenze: idrartrosi del nodello, periartrite mediale pastoro-coronale, ossificazione della cartilagine alare mediale.

Cagnuolismo (difetto congenito) 
Nel puledro può essere corretto da un appropriato pareggio dei piedi e giovani cavalli possono essere ferrati con sistema correttivo. Tendenza a falciare (buttare in fuori l'arto dal ginocchio in giù). Il piede si stacca dal terreno facendo perno esternamente alla punta e atterra sempre sul lato esterno del piede.

Mancinismo 
In genere è congenito. Può essere controllato e parzialmente corretto a mezzo di pareggiature e ferrature adeguate. Causa attinture all'arto opposto.

Ginocchio da montone
La parte sotto del ginocchio è curvata in avanti.

Ginocchio arcato
L'arto non è diritto ma presenta una leggera arcatura dal ginocchio in giù.

Ginocchio valgo o di bue 
Visto frontalmente dal ginocchio in giù l'arto si apre.

Ginocchio varo
Visto frontalmente dal ginocchio in giù l'arto si chiude.

Sotto di sé anteriormente
Questa condizione può essere provocata da qualche malattia è un sovraccarico degli arti inferiori e una limitazione della fase anteriore del passo con sovraccarico dell'arto opposto rimasto sul terreno. Predispone all'incespamento in quanto il piede rasenta il terreno e predispone alla caduta.

Disteso anteriormente
È opposto al "sotto di sé anteriormente". È comune in alcune lesioni come la malattia navicolare bilaterale.

Appiombi arti Posteriori
Base stretta (chiuso dietro)
È più evidente in cavalli pesantemente muscolati. C'è un eccesso di sollecitazioni sulla parete laterale esterna dell'arto.

Base larga (aperto dietro)
Raro nell'arto posteriore. Associato normalmente al garretto vaccino (abbastanza comune) porta alla formazione di spavenio osseo.

Troppo dritto
Porta alla formazione di spavenio osseo.

Sotto di sé posteriormente
Visto di lato, l'intero arto è situato troppo in avanti oppure sono presenti i GARRETTI A FALCE. Logorio dei legamenti.

Disteso posteriore 
L'arto intero appare spostato all'indietro. Questa condizione si trova associata a pastorale posteriore dritto.

La ferratura 
Il pareggio e la ferratura sono le due pratiche di gestione tradizionale dello zoccolo del cavallo, svolte dal maniscalco ad intervalli regolari per riprodurre artificialmente, nel cavallo domestico, il naturale consumo e indurimento delle strutture dello zoccolo, che nel cavallo selvaggio o nel cavallo in libertà è assicurato dal contatto diretto e continuo fra zoccolo e suolo senza che si verifichi una eccessiva usura o eccessiva crescita. Per cenni sull'anatomia, la nomenclatura e il meccanismo dello zoccolo vedi la relativa voce.

L'alimentazione 
Cavalli sul monte Bianditz, Navarra, Spagna.
Il cavallo è un mammifero erbivoro e migratore.

I denti
Un cavallo adulto ha da 36 a 44 denti. Tutti hanno, normalmente, 6 incisivi inferiori e 6 superiori, 3 sul lato destro e 3 sul lato sinistro, che si chiamano - dal centrale al laterale - picozzo, mediano e cantone. I maschi hanno anche 4 canini, detti scaglioni, 2 superiori e 2 inferiori. Anche un numero limitato di femmine (ca. il 10%) ha uno o più scaglioni, e per questo vengono dette scaglionate. Poi vi sono i premolari ed i molari, che in inglese si chiamano cheek teeth - denti delle guance - che sono, praticamente, tutti uguali. I premolari, di solito, sono 3 per lato, sia sulle arcate inferiori che sulle superiori, ed altrettanti sono i molari. Quindi 24 in tutto. Ma a questi vanno aggiunti, in oltre metà della popolazione equina, da uno a quattro primi veri premolari (PMI), che sono di dimensioni molto più ridotte, e che vengono chiamati denti denti di lupo o lupini. La moderna nomenclatura dei denti del cavallo, si basa sulla loro numerazione che vuole la bocca vista di fronte, divisa in 4 quadranti, che parte dal 1° picozzo superiore destro (101) fino all'ultimo molare inferiore sinistro (411) secondo lo schema qui illustrato.

L'apparato digerente
La particolarità dell’apparato digerente del cavallo è il fermentatore, ossia l’intestino cieco. Qui risiede una popolazione microbica numerosissima costituita da centinaia di specie batteriche e migliaia di sottospecie. Proprio in questa parte di intestino vengono digerite sostanze altrimenti inutilizzabili, viene prodotta energia e si formano principi nutritivi essenziali. La prima digestione avviene in bocca, dove il cavallo masticando forma il bolo che viene successivamente confluito nello stomaco. Lo stomaco del cavallo è molto piccolo rispetto alla mole dell’animale, contiene circa 10/12 lt. Per questo nello stomaco viene digerita solo l’ultima parte della razione. Pertanto una corretta successione nella somministrazione degli alimenti e’ fondamentale per completare una digestione gastrica efficiente, quindi i cereali devono essere somministrati dopo il fieno e lontano dalle abbeverate, perché sia l’acqua che il fieno spingerebbero i concentrati nell’intestino prima di aver finito la digestione gastrica. A questo punto il cibo passa nell’intestino tenue, con capacita’ di circa 64 lt, qui vengono ulteriormente digeriti i cibi concentrati (orzo, avena, mais etc) con produzione di aminoacidi, zuccheri semplici e acidi grassi. Dopodiché si passa al grosso intestino (120/140 lt), dove risiede il fermentatore. Qui vengono digerite sostanze più complesse come cellulosa, emicellulosa ect. E, molto importante, si ha la produzione di vitamine del gruppo B.

Gli alimenti 

I Foraggi 
Le piante foraggere, che siano utilizzate come erbe, semi o radici, appartengono tutte alle angiosperme. Le possiamo suddividere in tre grandi categorie: le Graminacee, le Leguminose e le Altre Famiglie Botaniche di foraggere.
Graminacee: in linea di massima quasi tutte le graminacee dei prati naturali possono essere considerate valide foraggere per i cavalli, ad esclusione di quelle troppo ricche di pelosità o ariste pungenti. La condizione di validità nutritive è proporzionale alla quantità delle foglie (dove c'è la concentrazione maggiore dei principi nutritive) rispetto agli steli.
Le graminacee da pascolo più importanti per il cavallo sono: Gramigna, Orzo selvatico, Orzo, Logliarella, Erba dei Fossi, Paleo, Paleino odoroso, Panico selvatico, Forasacchi, Avena maggiore, Avena sativa, Festuca dei prati, Segale, Miglio, Grano, Frumento.
Leguminose: Importantissime per l'elevato contenuto in sostanze azotate. Difetti più comuni sono la facile frantumabilità delle foglie dopo l'essiccamento e l'elevata concentrazione in calcio con squilibrio rispetto al fosforo.
Le leguminose più note sono: Trifoglio, Erba medica, Fieno maremmano, Lupinella, Sulla, Meliloto, Fava, Soia, Carruba.
Altre Famiglie Botaniche: Carota, Lattuga, Radicchio selvatico, Tarassaco, Grano saraceno, Barbabietola.

I mangimi semplici 
I mangimi semplici sono alimenti che contengono abbondanti quantità di energia e di principi nutritivi concentrati in piccolo volume ed in poco peso. Di norma sono semi o sottoprodotti della loro lavorazione. Hanno scarsa presenza di fibra grezza, elevata concentrazione di proteine, alta digeribilità, buon contenuto di sali minerali e vitamine, facile conservazione nel tempo e in piccolo spazio.

I più importanti mangimi semplici per il cavallo sono:
Avena: ottimo per le proprietà stimolanti del tono muscolare, ma gli eccessi comportano stati di acidosi.. Di maggiore valore nutritivo risulta il seme schiacciato (fiocco d'avena).
Carruba: ottimo coadiuvante nel surmenage fisico, molto adatto per i puledri e per i cavalli in attività sportiva in dosi non superiori ai 200 gr. Al giorno.
Fave: le farine di semi di fave o i semi frantumati e schiacciati possono sostituire parzialmente l'avena nella fase di accrescimento. Rende lucido il pelo, aumenta la resistenza alla fatica. Gli abusi possono indurre costipazioni intestinali.
Frumento: Va impiegato con moderazione e macinato non troppo finemente, per il senso di sazietà che determina e per evitare l'impastamento del tratto gastro-enterico.
Granoturco: può essere impiegato in sostituzione dell'avena in quote non superiori ad 1 Kg. per capo al giorno sottoforma di pannello e di 1/4 della razione di avena sottoforma di semi schiacciati (fiocchi).
Orzo: buon alimento, da un lato favorisce lo stato generale di nutrizione, dall'altro tende a deprimere leggermente il rendimento dinamico. E' consigliato schiacciato o frantumato in dosi non superiori mai ai 25-30 % del valore nutritivo della razione.
Soia: ottimo integratore proteico.
Lievito di Birra: stimola l'appetito, buon apportatore di proteine. Le dosi massime sono di circa 30 gr. o poco più.
Malto: può essere a volte impiegato in sostituzione parziale dell'avena.

Gli integratori alimentari 
Per integratori alimentari si intendono sostanze contenenti uno o più principi nutritivi. La loro funzione è quella di fornire alla razione alimentare le quantità mancanti di vitamine e sali minerali. Possono avere azione farmacologia, antiparassitaria, auxinica, appetibilizzante, protettiva ecc.

I mangimi composti e speciali
Sono denominati "Mangimi Composti Bilanciati" le miscele di prodotti naturali di origine vegetale ed animale, opportunamente formulate ed integrate in funzione della specie animale cui vengono destinate. Quando questi mangimi vengono tecnicamente manipolati rendendoli in strutture granulate, pellettate, formellate ecc., assumono la denominazione di "Mangimi Composti Bilanciati Speciali".

Regole di alimentazione
-Abbeverare sempre prima dei pasti;
-Somministrare sempre nell'ordine: fieno-concentrati;
-Non effettuare repentini cambiamenti di dieta;
-Non somministrare farine o crusche senza averle preventivamente bagnate;
-Affettare sempre carote, barbabietole, mele onde evitare ostruzioni
-Il cavallo non consumi la razione di fieno per terra se scuderizzato in quanto si può abituare al sapore delle profende con conseguenze all'apparato digerente, ma comunque in basso in modo da rispettare la posizione naturale del pascolo e permettergli di non ingerire e respirare la polvere;
-I semi di lino vanno dati sempre ben cotti a causa della loro tossicità;
-Nella stalla si può spargere un po' di sale oppure attaccare sul muro un blocco sempre di sale
-Le cause del dimagrimento [modifica]
-Mancanza di cibo totale o parziale dovuta a problemi ai denti, alle zampe, cattiva qualità di cibo
-Stress
-Diminuzioni stagionali di elementi nutritivi nei foraggi
-Convalescenze
-Cattivo assorbimento, diarrea cronica
-Carenze proteiche
-Parassitosi intestinali ed ectoparassiti (Pidocchi, zecche)
-Malattie croniche (enfisema)
-Malattie al fegato, pancreas, rene, cuore
-Gravidanza, allattamento
-Tumori
-Vecchiaia

Riproduzione 
Benché sia il maschio sia la femmina del cavallo raggiungano la maturità sessuale all'età di circa due anni, in allevamento raramente vengono fatti riprodurre prima dei tre. Al termine della gestazione, che dura 11 mesi, nasce generalmente un solo puledro; è diffusa la fecondazione assistita nei trottatori mentre non è permessa nelle razze da galoppo. Generalmente i maschi non destinati alla riproduzione vengono castrati al fine di ottenere un animale più tranquillo per la monta, mentre vengono sterilizzati con la sola resezione dei dotti deferenti i maschi destinati al ruolo di "stallone ruffiano" cioè per accertarsi che la femmina sia davvero disposta all'accoppiamento onde evitare rifiuti con possibile danneggiamento allo stallone riproduttore. La longevità arriva e supera abbastanza facilmente i 40 anni[6] anche se la vita media dei cavalli in Italia si aggira tra i 25 e i 30 anni sia perché logori dal carico di lavoro impostogli, sia per la progressione della razza che rende controproducente tenere a lungo animali da reddito.

Punteggio alla condizione fisica 
Estremamente emaciato: totale assenza di grasso, colonna vertebrale visibile, pochissima muscolatura presente sulle ossa, anch'esse visibili.


Emaciato: poco grasso, poca muscolatura, ossa prominenti
Magro: costole visibili chiaramente, l'inizio della coda si vede, ma non si vedono le vertebre, il grasso copre i processi trasversi e parte di quelli spinosi delle vertebre.
Moderatamente magro: costole appena visibili, linea dorsale visibile come una leggera cresta
Moderato: le costole si sentono ma non si vedono, linea dorsale dritta
Moderatamente carnoso: grasso presente sulle costole e attorno all'origine della coda, la linea dorsale è dritta o incavata
Carnoso: piega dorsale definita, costole ricoperte da grasso ma ognuna può essere palpata, grasso su collo e groppa.
Grasso: linea dorsale incavata, collo spesso, grasso lungo il garrese, dietro le spalle e all'interno delle cosce.
Troppo grasso: linea dorsale molto incavata, grasso sporgente su collo, groppa, cosce, spalle, intorno alla coda.

Il punteggio ideale, in riferimento alle razze da sella, è:
4: per un cavallo sportivo;
5: per un puledro in crescita;
6: per un soggetto in riproduzione.
7: per un pony da scuola.

Scuderizzazione 
Per quanto riguarda l'alloggiamento del cavallo, il box è necessario: d'inverno e d'estate garantisce una temperatura moderata, anche se è responsabilità umana fare in modo che questa non crei problemi all'animale. Non è necessario però tenere il cavallo rinchiuso tutto il giorno: esiste infatti una terza sistemazione, e cioè lasciarlo libero al pascolo, o paddock. Questa è un'alternativa comoda anche per quanto riguarda l'alimentazione, perché il cavallo sa perfettamente regolarsi sulle quantità e preferisce consumare più pasti al giorno, piccoli e continui. Inoltre ha la possibilità di fare più movimento e di stare con i suoi simili. Per contro, però, il cavallo è anche più soggetto a parassiti e malattie che in un box certamente non contrarrebbe. Va semplicemente seguito di più. Un altro svantaggio è che, spesso, ci si dimentica di farlo muovere proprio perché si pensa che da solo il cavallo si sfoghi abbastanza. In realtà non è propriamente così, e per quanto possa galoppare il lavoro con l'uomo è indispensabile e contribuisce alla formazione dell'esemplare. Inoltre bisognerebbe somministrargli l'acqua a mano, perché se dovesse ammalarsi con un abbeveratoio automatico non si capirebbe mai se il cavallo beve o meno, problema frequente anche nei box. Invece l'ideale sarebbe poter controllare, per assicurarsi che il cavallo non rischi la disidratazione (possibile anche in inverno). La normativa in vigore consiglia di mantenere i cavalli all'aperto o, in caso di necessità alla stabulazione, di consentire la fruizione quotidiana di un paddock compatibile con le caratteristiche morfologiche dell'animale.

Finimenti
Nel corso del rapporto millenario fra uomo e cavallo, si è assistito ad una contemporanea evoluzione della bardatura del cavallo. L'ideazione dell'imboccatura, favorita dalla particolare anatomia della dentatura del cavallo, sembra essere contemporanea alla domesticazione. Molto posteriore l'invenzione della sella, ulteriormente migliorata dalla scoperta della staffa; altrettanto importante, per l'uso del cavallo da traino, l'invenzione del collare rigido. Ancora posteriore l'uso della ferratura, attribuita a popolazioni nordeuropee in epoca medioevale.

Addestramento
Amazonomachia Louvre Rappresenta Cavalli.
Anche i temi dell'addestramento e della tecnica di monta hanno subito un'evoluzione storica e una differenziazione locale. In funzione delle necessità di utilizzo, si sono sviluppati stili e tecniche di addestramento differenziate; alcune tecniche tradizionali sono rimaste confinate a specifiche aree geografiche ("monte da lavoro" maremmana, Camargue, sudamericana ecc). Una particolare monta da lavoro, la "monta western", ha assunto un grande rilievo e viene largamente praticata anche a scopi di svago e sportivi. La cosiddetta "equitazione classica" europea, sviluppata particolarmente per scopi militari, ha avuto origine dalle Scuole di Equitazione dei famosi cavallerizzi italiani, primo fra tutti Giovan Battista Pignatelli. In ambito sportivo la vera e moderna rivoluzione è stato il "Sistema di Equitazione naturale" ideato dal capitano di cavalleria italiano Federico Caprilli. Venne così chiamato dallo stesso Caprilli, che per metterlo a punto studiò e capì il modo in cui assecondare sia i movimenti del cavallo che rispettarne la sua indole generosa e collaborativa; il metodo ha tanto successo che ancora oggi i risultati migliori nell'equitazione sportiva (salto ostacoli e completo) li ottengono i cavalieri che si attengono a questi dettami.
Le diverse tecniche di addestramento condividono comunque molti punti importanti, ed è sorprendente la modernità e la profondità delle considerazioni di Senofonte, intellettuale di scuola socratica e generale greco del IV secolo a.C., autore del celeberrimo trattato Sull'equitazione (Ἱππαρχικὸς ἢ περὶ ἱππικῆς).
Le tecniche di addestramento attuali, come la cosiddetta doma gentile, hanno dimostrato una maggiore efficacia rispetto ai metodi tradizionali e meno rispettosi nei confronti del cavallo. Per questa ragione stanno venendo apprezzate con sempre maggiore interesse.

Spettacolo
Un uso marginale, ma ancora attuale, del cavallo è quello spettacolare, in particolare in ambito circense; la Spagna, patria dell'Alta Scuola, ospita inaspettatamente un uso spettacolare del cavallo estremamente cruento, in una delle fasi della corrida.
Altre nazioni come la Francia con il CADRE NOIR di Saumur e l'Austria con la Scuola Spagnola di Vienna hanno una grande tradizione di "Alta Scuola".

Ippoterapia
Un uso molto recente del cavallo, basato sia sulla fortissima carica emotiva connessa al rapporto uomo-cavallo che a peculiari aspetti psicomotori connessi all'equitazione, è la cosiddetta ippoterapia o riabilitazione equestre, consistente nell'uso del cavallo come strumento di riabilitazione per le persone diversamente abili.

La carne
La macellazione dei cavalli è vietata in alcuni stati.
La carne di cavallo, il cui consumo è vietato dalla religione ebraica, è di rapido deterioramento specie in paesi caldi (da qui forse l'origine del veto ebraico) ed è stata protagonista di diversi tabù nella storia. Nel Medioevo i papi Zaccaria I e Gregorio III ne proibirono il consumo assieme a quella del castoro. Il sapore è a metà tra quella di bovino e della selvaggina. Si adatta alla preparazione di piatti in umido, stracotti e insaccati. Povera di grassi e ricca di ferro, viene prescritta a soggetti anemici. I pochi grassi sono per il 70% insaturi, quindi apportano colesterolo come la carne di pollo (cioè pochissimo) ma al contrario delle carni bianche ha molto ferro. La carne si può considerare migliore di quella del bovino come apporto nutritivo.
Viene apprezzata in Francia e Giappone. In Italia, è consumata nel Veneto, dove entra come ingrediente base della tipica pastissada, in Lombardia soprattutto in provincia di Mantova, in Puglia, Emilia-Romagna, Sicilia, e in alcune zone della Sardegna.

Cavalli famosi
Cavalli immaginari
-Ronzinante, il cavallo di Don Chisciotte della Mancia.
-Sleipnir, il cavallo di Odino.
-Pegaso, il cavallo alato della mitologia greca.
-Baiardo, il cavallo fatato di Rinaldo ne l'Orlando Furioso.
-Dinamite, il cavallo di Tex Willer e Diablo, cavallo di Kit Willer.
-Furia, il cavallo dell'omonima serie televisiva.
-Re Nero, il cavallo di Raoul del manga e anime Ken il guerriero.
-Tornado, il cavallo di Zorro.
-Bullseye, il cavallo giocattolo di Woody in Toy Story 2.
-Sansone, il cavallo di Filippo nel film Disney La bella addormentata nel bosco.
-Philippe, il cavallo di Belle nel film Disney La bella e la bestia.
-Achille, il cavallo di Febo nel film Il gobbo di Notre Dame.
-Aquilante, il cavallo di Brancaleone da Norcia.
-Balio e Xanto, i cavalli di Achille, nell'Iliade.
-Ombromanto (Shadowfax), il cavallo di Gandalf, nel Signore degli Anelli.
-Nevecrino, il cavallo di Théoden, nel Signore degli Anelli.
-Zoccofuoco, il cavallo di Eomer, nel Signore degli Anelli.
-Roheryn, il cavallo di Aragorn, nel Signore degli Anelli.
-Brego, il cavallo di Aragorn, nei film Signore degli Anelli.
-Jolly Jumper, il cavallo di Lucky Luke.
-Trottalemme, il cavallo di Cocco Bill.
-Spirit, il cavallo protagonista del film della DreamWorks, Spirit - Cavallo selvaggio.
-Artax, il cavallo di Atreiu ne La storia infinita.
-Sputafuoco, il cavallo di Pecos Bill nel film di Walt Disney Lo scrigno delle sette perle.
-Cirillo Belsedere, il cavallo di Taddeo Rospo ne Le avventure di Ichabod e Mr. Toad.
-Khan, il cavallo di Mulan.
-Peg, la cavalla di Bloom in Winx Club 3D - Magica avventura.
-Maximus, il cavallo-poliziotto amico di Flynn Rider in Rapunzel - L'intreccio della torre.
-Buraq, il cavallo che sarebbe servito a Maometto per un viaggio celeste.
-Gringalet, il cavallo di Galvano
-Epona, il cavallo di Link eroe della serie The Legend of Zelda (serie)

Cavalli storici 
-Bucefalo, cavallo di Alessandro Magno
-Incitatus, cavallo di Caligola
-Asturcone, cavallo di Giulio Cesare
-Bavieca, cavallo di El Cid
-Marengo, cavallo di Napoleone
-Copenhagen, cavallo del Duca di Wellington
-Favorito, cavallo di Carlo Alberto di Savoia utilizzato durante i moti del 1848
-Marsala, cavallo di Giuseppe Garibaldi
-Richmond, Jeff Davis, Brown-Roan, Lucy Long, Traveller, cavalli del Gen. Robert E. Lee
-Reinzi, cavallo del Gen. Philip Henry Sheridan utilizzato nella carica di Cedar Creek
-Little Sorrel, cavallo del Gen. Stonewall Jackson
-Brigham, cavallo di Buffalo Bill
-Vic, cavallo preferito del "Gen." George Armstrong Custer che partecipò alla battaglia di Little Big Horn

Cavalli da corsa
-Bellino II
-Seabiscuit
-Red Rum
-Ribot
-Tornese
-Varenne
-Man o' War
-Secretariat
-Nearco
-Ruffian
-Eclypse
-Phar Lap
-War Admiral
-Kincsem
-Hambletonian