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giovedì 4 novembre 2010

Criceto


Il CricetoIl Criceto






IL CRICETO
Le due specie di criceto più comuni sono il criceto dorato o siriano, Mesocricetus auratus, e il criceto russo, Phodopus sungorus, entrambi Roditori della Famiglia Chcetidi. Sono animali notturni e scavano tane nel terreno. Sono piuttosto semplici da allevare in cattività, ma hanno una vita molto breve e quindi sono poco adatti come animali da compagnia per i bambini. Sono in genere docili ma all'occorrenza possono infliggere morsi dolorosi.

Criceto dorato
E' un animale tozzo, con una coda molto breve, dei peso di circa 120 gr.
La colorazione originale è marrone dorata con il ventre bianco – grigiastro, ma in seguito sono state sviluppate molte varietà: cannella, crema, bianco, albino, ecc., e un tipo a pelo lungo detto "teddy bear".
E' un animale molto territoriale e combattivo con i suoi simili e va alloggiato da solo per evitare lotte e cannibalismo,

Criceto russo
Spesso è erroneamente venduto come lemming.
E' più piccolo dei criceto dorato, pesando solo 30-50 gr, anche se la struttura dei corpo è simile. E' grigio con una striscia dorsale più scura e pelo più chiaro sul ventre, anche se in commercio sono presenti molte varietà, tra cui crema e arancio. Anche le zampine e la coda sono ricoperte di pelo.
E' molto più attivo e vivace dei criceto dorato e quindi è più difficile da maneggiare. Sopporta meglio il freddo che il caldo, e muore a temperature superiori a 35°C.
E' un animale notturno, ma presenta degli sporadici periodi di attività durante il giorno.

Caratteristiche anatomiche e fisiologiche dei criceti
Sono caratterizzati dalla presenza delle tasche guanciali, in cui immagazzinano il cibo da trasportare nella tana.
Quando la temperatura scende sotto gli 8°C vanno in ibernazione; se la temperatura sale diventano rapidamente attivi, quindi è bene che abbiano sempre a disposizione cibo non deperibile e acqua fresca. I criceti in ibernazione possono apparire comatosi o morti al proprietario inesperto.
Anche i criceti sono coprofagi e assumono direttamente dall'ano le feci circa 20 volte al giorno.

Alloggio
La gabbia deve essere sufficientemente spaziosa da permettere una certa attività, a prova di fuga, facile da pulire e priva di punte e margini taglienti. I materiali migliori sono acciaio, plastica dura, plexiglas o vetro, che resistono alla corrosione.
E' preferibile un pavimento solido con abbondante lettiera di materiale che non sia tossico e polveroso, quale carta a pezzetti e trucioli. La gabbia va arredata con una ruota e altri oggetti per l'esercizio, ad esempio piccoli tubi orizzontali e verticali posti nella gabbia, attraverso cui i criceti amano molto correre, e scatole con diverse aperture attraverso cui possano infilarsi. E' molto importante fornire una casetta che il criceto utilizzerà come nido.
Almeno una volta alla settimana si deve procedere ad una pulizia accurata della gabbia e degli elementi di arredo.
I contenitori dell'acqua e dei cibo andrebbero puliti e disinfettati tutti i giorni.

Alimentazione
In natura i criceti sono onnivori e si nutrono di piante, semi, frutta e insetti è sicuramente sconsigliabile una dieta prevalentemente a base di semi, che sono troppo grassi e contengono poche proteine e vitamine.
La dieta viene integrata con piccole quantità di cereali soffiati senza zucchero, pane integrale, pasta cruda, carne di pollo cotta, tonno senz'olio, uovo sodo, formaggio, frutta e verdura fresche accuratamente lavate. Acqua fresca e pulita deve essere sempre a disposizione.

Riproduzione
In cattività i criceti si riproducono tutto l'anno.
La gravidanza dura circa 16 giorni nel criceto dorato e 18 in quello russo. Nei giorni precedenti e successivi al parto la femmina non deve essere disturbata, evitando di maneggiarla e di pulire la gabbia.
Deve avere a disposizione abbondante materiale per fare il nido (sono consigliati fazzoletti di carta) e una scorta di cibo sufficiente. I piccoli non vanno toccati per i primi 7 giorni di vita.
I piccoli alla nascita sono completamente inetti, nudi e con gli occhi chiusi, ma presentano già gli incisivi.
E' opportuno lasciare a disposizione del cibo sul pavimento della gabbia, in modo che sia facilmente accessibile, ad esempio dei pellet inumidito; anche l'acqua deve essere facilmente raggiungibile dai piccoli. I piccoli orfani non hanno possibilità di sopravvivere.

Come maneggiare il criceto
I criceti sono in genere animali docili, ma soprattutto se spaventati o se svegliati bruscamente possono mordere.

Quindi bisogna essere preparati a mantenere la presa anche in questa eventualità, altrimenti si potrebbe fare un gesto istintivo che lancia il criceto contro una parete o il pavimento. Inoltre i criceti si lanciano facilmente dalle mani con il rischio di cadere a terra e ferirsi.

Dati fisiologici del criceto

La dentatura dei Criceto è costituita nel suo complesso da due incisivi superiori e da due inferiori, e da tre molari superiori e inferiori per lato. In totale i denti sono 16. I denti incisivi hanno la particolarità di essere a crescita continua. Il Criceto presenta due tasche guanciali. Esse consentono la raccolta di grandi quantità di cibo non masticato, che il roditore mangerà successivamente. In corrispondenza della regione del dorso, In posizione lievemente laterale, sono presenti due aree di forma circolare, una per lato, di colore bruno scuro o grigio e prive di pelo. Queste due aree sono ricche di ghiandole sebacee. Nel Criceto domestico, l'ambiente e la temperatura hanno completamente soppresso il meccanismo fisiologico del letargo.
In natura il Criceto vive dai 4 ai 6 anni ma in cattività la vita media è di 2 anni. Il maschio è maturo sessualmente a circa 2 mesi la femmina leggermente prima. La gestazione dura 16 gg., normalmente danno alla luce dai 4 ai 12 cuccioli. La crescita del pelo comincia a 9 gg,, lo svezzamento avviene a circa 21 gg. sebbene i cuccioli siano in grado di alimentarsi da soli già dopo 7-10 gg. Generalmente il parto avviene durante le ore notturne. Luci rumori e soprattutto odori inquietano la madre, che può mangiare i neonati appena partoriti. In prossimità del parto si deve separare il maschio dalla femmina; lasciare a disposizione di quest'ultima un'abbondante riserva di cibo senza mai aprire la gabbia per pulirla o per controllare le condizioni della madre o dei neonati fino allo svezzamento, avvenuto il quale i cuccioli possono essere separati dalla madre. Le dimensioni minime della gabbia devono essere 40x30 se di forma rettangolare, e di 30 cm. di diametro se a base rotonda.
La ruota supplisce alla mancanza di spazio che la gabbia inevitabilmente comporta.
Evitare correnti d'aria e sole diretto, E' inoltre opportuno scegliere un angolo dove sia facile pulire eventuali scorie o detriti che possono fuoriuscire dalla gabbia.
La temperatura ideale per il Criceto è compresa fra i 18° e 21°C, tuttavia grazie alla folta pelliccia possono vivere bene anche a 15°C . La percentuale ideale di umidità relativa dovrebbe essere fra il 40% e il 70%.
Il Criceto domestico è un animale prevalentemente erbivoro, che tuttavia è in grado di cibarsi anche di carne.
In linea generale per un Criceto adulto sono necessari ogni giorno:
5 gr. di alimento secco (pellets e granaglie),20 gr. di alimento fresco (verdura e frutta),10 gr. di alimento proteico (formaggio , carne uovo sodo). fra gli alimenti proteici possono essere compresi 2-3 ml di latte.
Il criceto non richiede particolari cure per la pulizia, non è dunque necessario fargli il bagno. Nelle varietà a pelo lungo può essere utile spazzolarlo, per evitare la formazione di nodi. Il criceto domestico è un animale piuttosto asociale. Esso vive molto bene da solo in quanto un forte istinto di territorialità è presente in entrambi i sessi, e in particolare nel maschio. Fra soggetti dello stesso sesso, se provenienti dalla stessa cucciolata e se abituati a convivere fin dalla nascita. Possono invece convivere piuttosto bene criceti di sesso opposto. Anche in quest'ultimo caso tuttavia sono molto frequenti manifestazioni di aggressività reciproca, che si evidenziano con brontolii o squittii più o meno acuti. Fra criceti di sesso diverso, solitamente, è più aggressiva la femmina.
In natura il Criceto è un animale prevalentemente notturno: entra in attività verso le ore serali per cessarla alle prime ore del mattino. In realtà i soggetti che vivono in gabbia sono condizionati dai rumori che provengono dall'ambiente e spesso il loro ciclo giorno - notte è alterato pertanto dalla presenza di luce artificiale. Per questo motivo, nell'arco delle 24 ore, alternano brevi periodo di sonno ad altrettanti di attività fisica anche intensa.

Corvo

Coccodrillo



IL COCCODRILLO

Tra natura e mito




Il coccodrillo è un rettile di grande mole e dall'aspetto preistorico.
E', infatti, un animale molto antico che, seppure con molte modifiche mirate all'adattamento, sopravvive fin dal Triassico.
Se ne conoscono diverse specie e sono presenti, con nomi diversi, in tutti i continenti esclusa l'Europa. Il coccodrillo propriamente detto vive in Africa e nell'Asia meridionale; il gaviale in India, l'alligatore in America e in Cina, il caimano in Brasile e Sud America.
Quando è giovane si ciba di pesci mentre da adulto mangia animali e anche uomini. Benchè sia dotato di una discreta fila di denti, non mastica il cibo per cui, dopo un pasto abbondante è ridotto in una sorta di torpore.
In conseguenza di ciò ha imparato che la carne putrida è senz'altro meglio digeribile per cui si nutre facilmente di carogne svolgendo una funzione di spazzino molto importante per l'ecosistema.
Lento, silenzioso e insidioso, vive nei fiumi o presso gli estuari, le paludi o le lagune. Il suo metodo di caccia è infallibile: adocchiato il bersaglio, scatta fulmineo fuori dall'acqua e con un movimento rapido, dopo aver afferrato la preda, abbassa la mascella superiore per inabissarsi nuovamente.
La caratteristica di appartenere sia al regno della terra che a quello dell'acqua ne fa il simbolo delle contraddizioni fondamentali.
Si agita nella melma da cui trae origine una vegetazione ricca e lussureggiante: per questo lo si considera simbolo di fecondità. Ma poi, per quel suo modo particolare di uccidere, furtivo e all'improvviso, rappresenta la malvagità.
Signore dei misteri della vita e della morte, è anche signore delle conoscenze occulte, simbolo della luce che alternativamente si eclissa e abbaglia.
E' soprattutto nell'Antico Egitto che questo animale è un potente simbolo: Sobek, figlio di Neith, è il signore delle acque e dei pesci e regna sovrano dove terra ed acqua si uniscono; dotato di una vitalità non comune, rappresenta l'energia dell'acqua. Ma è anche archetipo del Divoratore: insaziabile, freddo e sanguinario, divora inesorabilmente tempo e spazio, nonchè le anime che non sanno giustificare le proprie azioni.
I maghi lo temono ma si servono anche della sua forza.
Sono molte le funzioni che la tradizione gli attribuisce nelle vicende divine: Sobek-Ra porta il sole sulla testa per farlo rinascere, Sobek-Osiride aiuta Iside a ripescare i pezzi del cadavere smembrato dello sposo, Sobek-Seth regna sulle terre desertiche.
Sterminatore dei nemici di Osiride, insieme ad Haroeris, dio solare guerriero, è nemico delle forze del male. Ai due dei è dedicato un tempio dallo schema insolito. Vicino al villaggio di Kom Ombo vi è questo tempio doppio, ottenuto cioè affiancando due strutture. La parte sinistra è consacrata al dio Sparviero Haroeris, (ennesima personificazione del Sole-Horus), mentre la parte destra è consacrata a Sobek. Citato anche nel Libro dei Morti, Sobek assiste alla nascita di Horus e aiuta a sconfiggere Seth, dio del tuono e della tempesta.
In una lunga descrizione riportata da Erodoto si legge che in certe zone dell'Egitto il coccodrillo è venerato, adornato d'oro e sepolto in recinti sacri; in altre è trattato da nemico. anche se, perlopiù era divinizzato. La capitale del Faiyum - attuale Medinet - fu addirittura chiamata Coccodrillopoli.
Anche in Oriente è presente e rappresentato.
In India è la cavalcatura del mantra Vam, qualche volta di Varuna, Signore delle acque.
La bandiera del coccodrillo, in Cambogia, è utilizzata durante i riti funebri.
Anche in numerosi altri paesi asiatici è collegato al regno dei morti poichè svolge il ruolo di psicopompo.
Forse da questa antica memoria deriva il gergo giornalistico: coccodrillo è detto il necrologio di persone illustri preparato quando sono ancora in vita e tenuto pronto nel cassetto.
Sempre in Cambogia le leggende lo associano al fulgore delle pietre preziose. Produttore del lampo è anche simbolo di luce e di pioggia.
Nella simbologia cinese è l'inventore del tamburo e del canto e svolge una funzione importante nel ritmo e nell'armonia del mondo; "Lu Tong", drago di terra, rappresenta la forza e la nobiltà.
Nell'America Centrale precolombiana è simbolo di fertilità e ricchezza; secondo i sacerdoti portava fortuna potere e figli in abbondanza.
Nell'oroscopo azteco, come rappresentante dell'inizio, della vita, è il primo elemento: è simbolo della prosperità e conferisce valore a colui che nasce sotto il suo segno. Secondo il mito di questo popolo, infatti, la terra nacque da un coccodrillo che viveva nel mare originario.
Nella versione Maya della genesi, Il Grande Coccodrillo originario porta la terra sul dorso, racchiusa in una conchiglia.
Divinità ctonia, appare spesso come sostituto del Grande Giaguaro, signore dei mondi sotterranei.
Sempre presso i Maya è simbolo di abbondanza e, come il Giaguaro presso gli Aztechi, veglia alle estremità della quattro strade, i punti cardinali.
In certi miti dell'antico Messico è, con il rospo, simbolo della Terra.
In Melanesia il coccodrillo è l'antenato, il fondatore dell'ultima classe sociale.
Secondo i mitologi questo animale ha soprattutto una valenza negativa: è il Divoratore che sorge all'alba dalle tenebre acquitrinose per inghiottire gli esseri viventi; è il mostro primordiale per eccellenza che erompe dal caos primitivo. Simile al drago della mitologia, evoca le forze occulte sepolte nell'inconscio, o, secondo i demonologi, il demonio.
Forse in questo senso vanno interpretate le spoglie di animali impagliati appesi nelle chiese medioevali.
Nella tradizione cristiana corrisponde al Leviatano, un enorme animale marino menzionato nel Vecchio testamento come nemico di Dio e, in tal senso, alcuni psicoanalisti lo leggono come l'atteggiamento cupo e aggressivo dell'inconscio collettivo.
Nella vicenda biblica di Giobbe è citato, in una descrizione terrificante, come "serpente fuggiasco", facendo riferimento all'Egitto.
Nella tarda antichità era associato al serpente d'acqua che, facendosi inghiottire dal coccodrillo, ne dilaniava le viscere per uscirne. Il serpente passa così da immagine negativa a simbolo di redenzione, con la sua discesa al limbo, la morte e la rinascita. Simbolo fallico, è talvolta associato al mito dell'araba fenice che muore per poi risorgere.
A questo animale sono attribuite molte leggende; è assimililabile anche all'Ouroborus, il serpente che si mangia la coda.
Per i cristiani era una figura demoniaca tranne che per San Pacomio che attraversò il Nilo sul suo dorso.
E' considerato negativamente anche nei Bestiari medioevali: "immagine dell'ipocrita, dell'avaro e del libertino".
Come il coccodrillo vive di notte nelle acque limacciose, così l'uomo vizioso conduce segretamente una vita sfrenata.
Nel Medioevo, per le sue grossi fauci, richiamava all'antro infernale.
Nella nostra cultura c'è un modo di dire che chiama in causa il nostro "mostro": lacrime di coccodrillo si dice del pentimento di chi, dopo aver fatto del male, se ne rammarica vanamente, forse perché, secondo un detto popolare, questo farebbe l'animale dopo aver divorato, nella più spietata freddezza, un essere umano.

Civetta

Cicogna

Cicala

Chiocciola

Cervo

Cerbiatto

Cavallo

Castoro

Capra

Canguro

Camaleonte

Calamaro

Daino

DAINO


Le origini
Il daino appartiene alla famiglia dei Cervidi (Cervidae), all’ordine degli Artiodattili da cui deriva la definizione di ungulati, il suo nome scientifico è Cervus dama oppure Dama dama.

Il peso – l’altezza – il manto
Il daino maschio raggiunge un’altezza al garrese di circa 90 cm. sono lunghi circa 150 cm. e possono pesare fino a 100 kg..
La femmina leggermente più bassa può raggiungere il peso di 60 kg.
Il colore del mantello può variare notevolmente tra i branchi selvatici e gli animali allevati da privati o presenti nei parchi.
Esistono alcune varietà che presentano un colore scuro tendente al nero ed altre di colore albino, bisogna tenere presente che il mantello varia anche in funzione delle stagioni.
Il colore naturale estivo è un bruno rossiccio con la presenza di alcune grandi macchie bianche, nei piccoli le macchie bianche sono particolarmente evidenti e numerose, il ventre è di colore chiaro.
Il colore del manto, nel periodo autunnale e primaverile, è di colore bruno scuro - grigiastro, il ventre resta chiaro e le macchie di colore bianco non sono più presenti.
Se osserviamo un daino dalla parte posteriore, la coda ed il bordo della culatta hanno la forma di una ancora capovolta.

Il palco
La principale caratteristica dei cervidi è quella di avere ampie corna formate da una struttura ossea compatta, le corna, cilindriche alla base e per il resto foggiate a pala larga, piatta, assai allungata, prendono il nome di “palco”.
Nei daini il palco, presente esclusivamente nei maschi, si sviluppa dopo il primo anno di età, cade annualmente per rigenerarsi immediatamente e rapidamente.
I daini aiutano il processo di pulitura del palco sfregandolo contro arbusti o alberi.
La caduta avviene ogni anno nel periodo gennaio-febbraio; a differenza della maggior parte dei cervidi nel daino le corna sono palmate anziché ramificate e possono raggiungere la larghezza di 80 cm. ciascuna.
Dalla forma del palco si può definire l’età dell’animale.

Vita e abitudini
In libertà sono una specie assai sociale, la struttura più comune è rappresentata da una femmina adulta accompagnata da un piccolo e da un’altra femmina di 1-2 anni oppure da un giovane maschio il quale al raggiungimento del secondo anno di età abbandona il gruppo per unirsi ad altri maschi.
I gruppi possono avere strutture molto diverse, è possibile incontrare branchi di soli maschi oppure di sole femmine come avere, anche, la possibilità di vedere branchi misti; essendo un animale gregario forma piccoli gruppi che nel periodo estivo possono formare branchi assai numerosi.
I branchi selvatici sono molto schivi e attivi prevalentemente di notte.
Possono vivere per 15-18 anni e già ad un anno e mezzo raggiungono la maturità sessuale.

La riproduzione
Il periodo di riproduzione cade in autunno.
I maschi tendono a divenire aggressivi, il comportamento che assumono può essere assai difforme da animale ad animale.
Più maschi possono convivere tra loro sulla stessa area.
In questo caso ogni maschio difende una piccola superficie che viene utilizzata a scopo di esibizione e di accoppiamento con le femmine che vi transitano.
Il periodo di gestazione dura circa 8 mesi ma, in caso di scarsità di cibo o altre condizioni avverse, le femmine riescono a ritardare la nascita del piccolo anche di 30-60 giorni.
Ogni femmina partorisce un solo piccolo, rari sono i casi di parti gemellari.
La nascita avviene nel periodo maggio-luglio e l’allattamento dura dai 4 ai 5 mesi.
I piccoli sono in grado di muoversi autonomamente già dopo un giorno di vita.
Per le prime 2-3 settimane il piccolo trascorre quasi tutto il tempo nascosto nella vegetazione e comunque lontano dalla madre che gli si avvicina solo per allattarlo.

Habitat
Il daino essendo originario delle foreste di latifoglie delle regioni mediterranee si è ben ambientato sia in pianura, sia in collina come pure in montagna; e possibile trovarlo nelle pianure a ridosso del mare sino ai 1000 metri di altitudine.

Alimentazione
Il daino è un ruminante, cioè dopo una prima masticazione sommaria, durante il pascolo, gli alimenti vengono convogliati nel primo compartimento gastrico, (rumine) e quindi rigettati nella bocca dove subiscono una seconda e più accurata masticazione per essere mangiati definitivamente.
Allo stato selvatico si ciba di erba, foglie, arbusti, germogli, mangia anche la frutta che cade dalle piante (mele, pere, prugne, albicocche, susine, uva, castagne, ghiande, ecc.).
In cattività gli si può somministrare pane, fiocchi misti formati da grano, orzo avena e granoturco, carote e mele, ma mai abbondantemente per evitare di impigrire la fase di ruminazione.

Delfino

Il delfino è senza alcun dubbio il mammifero acquatico più conosciuto e amato. Le specie che si possono più facilmente incontrare nelle acque delle Galapagos sono il delfino a “naso di bottiglia”(Tursiops Truncatus) e il delfino comune (Delphinus Delphis).
La specie più grande di delfino è senza dubbio l’orca, che è possibile incontrare nel mare delle Galapagos.
I delfini sono mammiferi, non possono dunque rimanere sott’acqua senza respirare, se non per pochi minuti. Sono soliti aggirarsi in grandi branchi di 1000 o 1500 individui.





CARATTERISTICHE FISICHE
Il corpo di un delfino, o di un qualsiasi altro Cetaceo, si presenta estremamente idrodinamico, in modo da consentirgli di nuotare agilmente.
La pelle, estremamente liscia e senza peli, contribuisce a ridurre la resistenza dell'acqua secernendo olio o muco. Infatti è dotata, all' interno, di speciali creste cutanee che contrastano la formazione di vortici, così come particolari secrezioni oleose eliminano la turbolenza dell'acqua ed ne agevolano lo scivolamento sulla superficie. Riescono quindi a raggiungere velocità massima di circa 45 km/h e navigare per lunghi periodi ad una velocità di 18-20km/h.
Lo scheletro è assai debole dal momento che non hanno alcun bisogno di sostenere il loro corpo.
Una mamma-delfino con il suo cucciolo
Le vertebre del cervicali sono corte e spesso fuse in modo da conferire una grande forza al collo, impedendogli di flettersi e quindi costituire un ostacolo per il nuoto.
Gli arti anteriori si sono trasformati in due natatoie ben sviluppate, mentre gli arti posteriori sono scomparsi e gli unici residui di osso pelvico sono due ossicini dietro ai muscoli. Le natatoie e la pinna dorsale servono a mantenere la direzione e l'equilibrio, mentre i lobi della coda spingono il corpo dentro l'acqua. La coda rappresenta una delle caratteristiche anatomiche peculiari dei Cetacei, in quanto si differenzia da quelle dei pesci poiché si è sviluppata in senso orizzontale.
Il cranio è "telescopico", cioè spinto all'indietro a partire dalla fronte, ha occhi indipendenti e posizionati in modo tale da consentire una vista frontale (cosa che non accade nelle balene), ha molti denti sottili e appuntiti(il numero varia a seconda delle specie considerate: ad esempio il delfino comune ne ha circa 200), infine sulla sommità, leggermente spostato a sinistra ha lo sfiatatoio: l'unica narice chiusa da un lembo di pelle.
La pinna caudale è priva di struttura ossea, ma provvista di una robusta muscolatura e resistenti fasci fibrosi. Imprime un'eccezionale propulsione al nuoto grazie alle potenti battute verticali dei suoi lobi. I muscoli della loro coda sono dieci volte più potenti di quanto non lo siano quelli degli altri mammiferi. Il movimento verso l'alto genera il moto, il ritorno passivo verso il basso riconduce alla posizione iniziale. Questa dinamica sembra consentire al flusso laminare di separarsi alla fine del corpo dell'animale senza provocare attriti, che invece la muscolatura di un Cetaceo non sarebbe in grado di vincere. Senza utilizzare la forza muscolare i delfini sono abilissimi a cavalcare le onde sfruttando i flussi prodotti dal vento o dalla prua delle navi, ma è "pinneggiando" con vigore e girandosi su un fianco che riescono a raggiungere le loro incomparabili velocità.
I delfini sono, inoltre, animali a sangue caldo e devono quindi essere in grado di conservare il calore del corpo. Per questo motivo hanno dimensioni maggiori rispetto agli animali a sangue freddo (i delfini oceanici sono lunghi mediamente  220 cm, mentre quelli di fiume 215 cm). Il calore è prodotto all'interno dell'animale, e si disperde attraverso l'epidermide: essi creano più calore di quanto in realtà ne perdano rimanendo così caldi. Inoltre lo spesso strato di grasso sotto la loro pelle (adipe) isola il corpo e ne conserva il calore.
Ancora, il loro apparato circolatorio contribuisce al risparmio di calore; il sangue, infatti, si raffredda a mano a mano che scorre verso le estremità del corpo. I vasi sanguigni presenti nella code, nelle pinne pettorali e in quella dorsale sono quindi sistemati in modo che il sangue che ne defluisce venga riscaldato prima di ritornare ad altre parti del corpo.
ALIMENTAZIONE
Un gruppo di tursiopi
Generalmente la loro alimentazione varia dal pesce (aringhe, capelin) ai calamari sino ai crostacei, a seconda delle diverse specie e della disponibilità. I molti denti dei delfini, piccoli, taglienti ed appuntiti, non servono per masticare il cibo, che viene inghiottito intero, ma semplicemente ad afferrare il pesce viscido.
L'alimentazione fa comunque parte di un comportamento sociale perchè, sebbene siano in grado, quando il cibo è più abbondante, di alimentarsi da soli, solitamente formano colonie di 6-20 individui per organizzare vere e proprie battute di caccia.
Ancora più numerosi sono i gruppi che formano i delfini che vivono in pieno oceano dove possono arrivare ad unirsi centinaia di individui.
La predazione è attentamente organizzata: i tursiopi, per esempio, circondano i banchi di pesce, stringendoli in spazi sempre più piccoli ed entrando al centro, per nutrirsi, uno alla volta, cominciando dagli individui dominanti (i maschi) e procedendo con i soggetti collocati più in basso nella scala gerarchica (femmine e giovani). Comunque ogni specie ha perfezionato la propria singolare tecnica di caccia.
I delfini usano l'ecolocalizzazione per individuare le prede, ma è anche probabile  che il sonar serva a stordire e disorientare le prede, rendendone così più semplice la cattura.
Per quanto riguarda invece il fabbisogno di acqua dei delfini, è interessante sapere che non bevono l'acqua del mare filtrandola, ma assorbono direttamente quella contenuta nel pesce di cui si nutrono.
ORGANIZZAZIONE
 Un branco di delfini
Escludendo i delfini costieri che conducono una vita solitaria, gli altri si organizzano i gruppi di numerosità variabile: da 2 a più di mille soggetti. Solitamente si contano 20-100 individui per gruppo e in quelli più numerosi ci sono ulteriori suddivisioni in gruppetti più piccoli collegati tra loro. All'interno di ogni branco vige una rigorosa gerarchia sociale in cui i maschi sono gli individui dominanti (che quindi hanno il diritto di nutrirsi per primi) seguiti dalle femmine e dai giovani.
In ogni gruppo le femmine e i piccoli nuotano al centro del branco in modo che i maschi possano proteggerli da attacchi nemici. Non è infatti raro che le orche o gli squali attacchino questi cetacei che considerano delle prede.
I gruppi non sono fissi nel tempo: il numero di individui al suo interno può variare per l'allontanamento temporaneo di un maschio che va ad accoppiarsi con femmine di altri branchi, o per il distacco di giovani che formano una nuova comunità o per il ritorno di giovani femmine che hanno raggiunto la maturità sessuale. Comunque all'interno di ogni gruppo c'è sempre una forte coesione: addirittura se un membro del branco è in difficoltà e incapace di nuotare, i compagni lo sorreggono portandolo spesso in superficie a respirare.

Donnola

Nome scientifico: Mustela nivalis
Ordine: Carnivori

Famiglia: Mustelidi

Genere: Mustela

Specie: Mustela nivalis

Descrizione:
La donnola è un mustelide veramente piccolo, lunga poco meno di 30 cm. con coda molto corta. Anche il peso è esiguo e può variare dai 25 ai 250 gr. Questo perché il dimorfismo sessuale è molto accentuato, il maschio può essere anche di dimensioni doppie rispetto alla femmina. Ha un corpo agile e snello adatto alla caccia nelle tane più piccole come quelle dei roditori, coperto da un mantello a pelo corto di colore fulvo con il ventre, la gola e la punta delle zampe bianco/crema. Caratterialmente è molto coraggiosa attacca chiunque si avvicini troppo alla sua tana, anche l’uomo se necessario inoltre può espellere il contenuto delle ghiandole perianali con effetti simili a quelli della puzzola.

Habitat e distribuzione
E’ diffusa in tutta Europa, America del nord e Asia settentrionale e può vivere fino ad una quota di 3000 m.. E’ una animale molto versatile che si adatta a qualsiasi ambiente, dalla foresta alle zone più desertiche fino ad arrivare a vivere nelle città.

Gli habitat ideali sono prati rigogliosi, siepi, cunicoli sotterranei, cavità degli alberi, cespugli, anfratti rocciosi ma anche ripari offerti dall’uomo, fienili, stalle ed edifici disabitati.

Alimentazione
E’ predatore altamente specializzato che predilige piccoli mammiferi, conigli, roditori, uccelli e uova, non disdegna di cacciare anche lucertole ed insetti e con la sua robusta dentatura è in grado di rompere il guscio dei granchi dei quali si ciba volentieri.

E’ una nota frequentatrice di pollai, piccionaie e conigliere dove compie le sue razzie , spesso lecca il sangue delle prede che non riesce a consumare.

La donnola deve nutrirsi spesso a causa del suo metabolismo molto accelerato e quale è la fonte di cibo migliore se non un pollaio?

Riproduzione
L’accoppiamento avviene tra la primavera e la tarda estate con un accoppiamento piuttosto lungo. Dopo una gestazione di 5 settimane possono nascere da 1 a 7 cuccioli che la madre allatta per 7 settimane in una tana foderata in preferenza con pelame degli animali cacciati.

La madre provvede all’addestramento che si protrae per 3 mesi, dopo di che i piccoli diventano indipendenti.