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giovedì 28 ottobre 2010

Bufalo

Il bufalo è il più tarchiato e possente tra i bovini africani. La testa appare ben proporzionata. Il collo si presenta lungo e robusto, il corpo leggermente più alto, la linea dorsale visibilmente incurvata, il ventre rigonfio, la coda lunga e sottile, completata da un ricco ciuffo di peli. Le corna, piatte, rugose e senza ondulazioni nette, appaiono molto ravvicinate alla base. Si piegano prima ai lati e indietro, poi verso l’alto. Nei vecchi maschi si allargano in modo straordinario alla base, fino a ricoprire tutta la fronte, lasciando libera solo una piccola striscia mediana. Il pelame è scarso e molto rado in tutto il corpo, tranne sui grandi orecchi, forniti di lunghi peli, e all’apice della coda. Numerose parti del corpo si presentano completamente nude e solo la testa e le zampe appaiono ricoperte di un vero mantello. Le femmine e i giovani posseggono un mantello più fitto, che dona loro una tinta bruna più o meno rosastra, tendente al nero. L’altezza del bufalo varia da 1, 10 m a 1, 60 m, secondo il sesso e la regione, mentre la sua lunghezza oscilla tra i 2 e i 3 m. Il maschio adulto pesa dai 600 ai 900 Kg.

Habitat ed ecologia del bufalo

L’area di diffusione del bufalo è assai vasta, ma molto frammentata. Comprende tutta la zona che si estende a sud del Sahara, dal Senegal sino al Sudan e all’Etiopia, nonché tutta la regione equatoriale e meridionale dell’Africa. Preferiscono la pianura alla montagna, e si stabiliscono nelle zone in cui l’acqua non scarseggia mai, poiché è loro indispensabile. Solo in casi estremi si accontentano della melma molto umida.
Si trovano a loro agio sia nelle foreste vergini sia in quelle meno fitte e nelle giuncaie, e perfino nella steppa spoglia.
La loro indole appare sedentataria. Questi robusti animali si presentano molto veloci, agili e resistenti. Sanno risalire pendii scoscesi, attraversare le foreste più intricate, solcare paludi e nuotare nei fiumi. Si tratta di un mammifero molto socievole.
Il piccolo gruppo familiare, composto da un maschio, da alcune femmine e dai loro piccoli, rappresenta la struttura più ricorrente. Le femmine di bufalo non abbandonano mai il maschio:se questo viene ucciso, si lasciano anche massacrare, sempre restando vicino al cadavere. Questo loro atteggiamento ha fatto si che l’uomo li considerassi animali stupidi.
I branchi più imponenti, che in alcune stagioni contano più di 100 capi, risultano costituiti soprattutto di femmine e giovani. La funzione di capo è affidata ad un maschio, ma è una vecchia femmina che conduce il branco e da il segnale per la fuga. Il maschio ha il compito di coordinare gli spostamenti e di difendere il gruppo. Le femmine sono sempre docili e tranquille e anche i maschi sono assai placidi, tranne che durante il periodo degli amori. I più vecchi vivono in disparte, isolati oppure in piccoli gruppi.
Trascorre le ore più calde della giornata dormendo o ruminando in qualche pozza melmosa o in qualche pantano, da cui esce regolarmente ricoperto da una crosta sudicia e secca. Verso sera si alza ed erra per la campagna, pascolando fino all’alba. Il bufalo veniva un tempo considerato pericoloso e feroce.
In realtà si presenta calmo e mansueto come tutti i bovini, senza dubbio meno aggressivo del toro domestico. Solo se ferito e stremato al punto da non poter fuggire decide di caricare gli inseguitori.

Riproduzione

Sembra che il periodo degli amori vari secondo le condizioni atmosferiche. La gestazione si protrae per 11 mesi e il vitello nasce coperto da un mantello rossiccio. La durata della vita risulta di circa 16 anni. L’uomo o rappresenta il solo nemico del bufalo. Il leone lo attacca, riuscendo talora ad ucciderlo. I bufali africani cacciati per sport appaiono molto meno numerosi di cento anni fa, pur non essendo minacciati di estinzione.

Bue


è l’erbivoro che vive più a Nord. Infatti, popola la Groenlandia e il nord del Canada, riuscendo a resistere anche a temperature di 70 gradi sotto lo zero grazie alla sua pesante pelliccia impermeabile.
Il suo nome deriva dall’odore per l’appunto di muschio che emana questo animale. La sua dieta alimentare è basata sui licheni e le piante secche, ma si nutre anche di radici, erba e piante terricole. Proprio per procurarsi il cibo ed evitare la neve più profonda si spinge a quote elevate.
Il bue muschiato pesa anche 400 chilogrammi e può raggiungere i 2,6 metri di lunghezza. Riesce a vedere bene anche al buio ed è un animale sociale che vive in branchi composti per la maggior parte da 10 – 20 individui.
Raramente si registrano anche numeri che vanno dai 50 fino ai 100 capi per branco. In ogni branco ci sono esemplari di entrambi i sessi; in ogni caso, durante la stagione degli amori, iniziano i combattimenti tra i maschi del branco e il più forte diventerà il maschio dominante che allontanerà i maschi adulti del gruppo. In tal modo ha l’esclusiva sulle femmine e solo i giovani maschi potranno restare nel branco.
Questo animale vive mediamente vent’anni e da ogni parto può nascere solo un cucciolo che verrà allattato per un anno dalla madre, anche se già dopo una settimana dalla nascita può mangiare l’erba

Bruco

Babbuino

Noto anche come babuino, vive in branchi sul terreno, in una zona che si estende dall’Egitto a gran parte dell’Africa centrale e orientale. Trascorre le giornate allegramente, ricercando il cibo. Eccezion fatta per il leopardo, che talvolta lo attacca, nessuno pensa di importunarlo. Gli indigeni non gli manifestano alcun interesse;si limitano a catturare talvolta qualche piccolo, per allevarlo come animale domestico.
Dalle alture, dove si trattengono abitualmente, i babuini scendono verso le piannure per bere nei piccoli stagni alimentati dalle sorgenti sottorrenee. Gli africani assicurano che non è raro vederli importunare le giovanette che vanno ad attingere acqua, tanto che queste devono essere accompagnate da uomini armati.
Il babuino, che non si differenzia fisicamente dagli altri cinocefali, dà prova di maggiori doti intellettive. Catturato giovane, si abitua facilmente alla vicinanza dell’uomo. Si lascia addomesticare di buon grado, al punto di sopportare anche un cattivo trattamento che potrebbe essergli inflitto. La femmina, estremamente mite, sa rendersi ancora più simpatica del maschio e può essere addomesticata più in fretta.
Famiglia Scimmie cinocefale classificate nel genere Papio della famiglia dei cercopitecidi.






HabitatSi tratta di scimmie di grosse dimensioni, diffuse nelle zone aperte e pianeggianti dell’Africa subsahariana.
 
Possono vivere nella savana, in praterie semi-desertiche, nelle foreste pluviali, in montagna, nei deserti e anche in zone costiere.
Caratteristiche
I babuini sono animali potenti e aggressivi. Hanno mascelle forti e allungate che rendono il muso simile a quello di un cane (da cui il nome), occhi vicini e grandi tasche guanciali nelle quali immagazzinano il cibo. Le arcate sopraccigliari sono pronunciate, le narici sottili e allungate, disposte parallelamente. Il senso della vista è molto sviluppato: i babbuini sono in grado di distinguere i colori e hanno un acuto senso dell’olfatto.

Tipiche di questi animali sono le callosità ischiatiche, ampie zone di cute callosa sulle natiche, priva di pelo e spesso vivacemente colorata. Le zampe sono robuste e la coda è generalmente corta, portata alta a formare un arco sul dorso
Dimensioni
Dimensioni massime: 1,7 m / 40 kg
Longevità
35-40 anni
Gestazione
La gestazione ha una durata di circa 6 mesi, mentre l'intervallo tra le nascite è di 2 anni.
Particolarità
I babuini sono le scimmie meglio adattate alla vita terrestre e possono reggersi su due gambe per scrutare il paesaggio. Per questa loro caratteristica sono state spesso prese a modello per studiare gli ominidi, i nostri più antichi progenitori.
 
I gruppi sono composti in media da 30-60 individui e dominati dai maschi. La pulizia reciproca del pelo funge da forte collante sociale e viene spesso utilizzata per formare alleanze con cui conquistarsi una posizione gerarchica più alta.
Alimentazione
Frutta, erbe, radici, semi, uova, insetti, uccelli, piccole antilopi e occasionalmente altre scimmie.

lunedì 25 ottobre 2010

Asino

E’ uno degli animali più denigrati della storia. Dopo il serpente, il colpevole per eccellenza, identificato con il male tentatore, l’asino è il più bistrattato. Da sempre viene considerato stupido, pigro, testardo e insensibile. E’ diventato l’esempio di tutto ciò che è ignorante, lento, tardo nell’apprendere al punto che si dà dell’”asino” o del “somaro” a quegli scolari che battono la fiacca. E nella celebre favola di Collodi, Pinocchio e Lucignolo vengono trasformati proprio in asinelli quando decidono di smettere di andare a scuola.
A pensarci però, ci si accorge di quanto la nomea dell’asino sia ingiusta. Non solo perché è stato dimostrato che possiede un’intelligenza pronta, che è molto curioso e sensibile, ma anche perché, denigrandolo quel modo, si dimenticano millenni di fatica spesa per farla risparmiare all’uomo. Non il più piccolo ringraziamento per il lavoro che l’asino ha svolto per noi, anzi solo battute cattive, insulti e maltrattamenti.
Circa settemila anni fa, l’asino era un animale selvatico che viveva nelle zone desertiche dell’Egitto e della Nubia. Era perfettamente adattato all’ambiente: si nutriva con pochissima erba e anche di rovi spinosi, beveva di rado, sopportava tranquillamente il caldo torrido del giorno e il gelo della notte, sapeva scalare rocce e muoversi con agilità sui pendii ripidi e scivolosi. In poche parole, un vero miracolo dell’evoluzione.
Poi l’uomo si accorse di queste sue doti e ne fece uno schiavo. Da quel momento l’esistenza degli asini fu costituita da carichi da portare, carri da trainare, macine di mulino da far funzionare, persone da trasportare. Con gli asini si commerciava, si aprivano le miniere, si colonizzavano i Paesi inesplorati: era, ed è tuttora in molti posti, una macchina a buon mercato che consuma poco e rende molto. Così, di un animale fiero si fece una apatica cavalcatura dallo sguardo acquoso, pronta ad essere sfruttata. Scrisse a questo proposito Lorenz Oken, leggendario naturalista tedesco dell’Ottocento: “L’asino domestico è talmente avvilito dai cattivi trattamenti che non somiglia più affatto ai suoi progenitori: rimane assai più piccolo, è di colore cinereo più smorto, e ha orecchie più lunghe e flosce. Il coraggio si è mutato in cocciutaggine, la rapidità in indolenza, la vivacità in pigrizia, la saggezza in stupidità, l’amore innato della libertà in pazienza, la baldanza in resistenza alle botte”. Così è stato per secoli e secoli.
Ma adesso è venuto il momento della riscossa. La scienza si è accorta che l’asino è una delle migliori “medicine” esistenti, una delle poche in grado di portare straordinari benefici ai disturbi della psiche. Sono infatti in numero sempre maggiore i centri dove viene pratica la “onoterpia” cioè la cura attraverso il contatto con un asino domestico. La taglia ridotta di questo simpatico animale, il suo pelo morbido da accarezzare, l’indole pacifica e paziente, l’andatura lenta e controllata ne fanno un toccasana che in Francia, Svizzera, Gran Bretagna e Stati Uniti rappresenta già da molti anni una realtà concreta. Toccare e cavalcare un asinello porta enormi benefici soprattutto ai bambini con seri problemi di relazione, mobilità e linguaggio. Inoltre l’asino si è dimostrato molto utile nelle diverse forme di depressione, per i cardiopatici, gli ipertesi, per chi soffre di ansia o di stress.
Sarebbe veramente ora di rendere omaggio a quest’umile bestiola e alla sua evidente dedizione verso di noi. Ci ha dato il suo lavoro e ora ci dona anche la salute. Ha ben scritto il noto etologo Danilo Mainardi: “Insomma, il mondo cambia e cambia il nostro modo di starci. Con gente un po’ più consapevole dei diritti degli animali, finalmente anche l’asino potrebbe avere una vita decente. Credo che gliela dobbiamo.”

Armadillo

L'Armadillo
 Gli armadilli sono mammiferi e appartengono all'ordine degli sdentati (maldentati): ciò non significa che siano totalmente privi di denti (come i formichieri), ma che mancano di denti non visibili dall'esterno.
I loro denti, infatti, sono costituiti da molari  molto semplici, privi di radici e di smalto e presenti talora in gran numero (per esempio l'Armadillo gigante ne ha anche un centinaio).
Data l'assenza di incisivi, il cibo viene afferrato dalla lingua cilindrica e vischiosa.
Ma la caratteristica più rilevante di questa famiglia è il rivestimento costituito da placche cornee, tipo corazza,  formanti tre parti distinte: uno scudo cefalico, sulla testa; uno scudo scapolare che protegge la parte anteriore del corpo; uno scudo pelvico che riveste la parte anteriore. Tra lo scudo scapolare e quello pelvico, le placche sono disposte in bande trasversali articolati tra loro e sufficientemente mobili da permettere in qualche caso all'animale di avvolgersi a palla.
Anche gli arti sono  talvolta  parzialmente ricoperti da scaglie che rivestono anche la coda.

 armadillo
Le zampe sono plantigrade e munite di 4 o 5  robusti  unghioni atti allo scavo, mediante i quali gli armadilli  possono interrarsi molto rapidamente sottraendosi alla vista del nemico; essi scavano anche per prepararsi una tana e le unghie servono pure  per portare allo scoperto vermi, insetti  o altre piccole prede di cui si cibano. Sono spesso vittime di cani, pecore o coyote, contro i quali la loro corazza di scaglie non è una difesa sufficiente. Incapaci di correre cercano di sotterrarsi e se non ci riescono si fingono morti.
Gli armadilli presentano il fenomeno della poliembrionia; la femmina infatti partorisce 4 piccoli  dello stesso sesso e perfettamente simili. Si tratta di 4 gemelli formatisi dalla divisione di uno stesso uovo, e perciò attaccati a un'unica placenta: nascono in febbraio o in marzo.  I piccoli  sono perfettamente sviluppati e vengono allattati dalla madre per alcune settimane: intorno ai sei mesi raggiungono la maturità sessuale.
Sono animali onnivori, anche se si cibano per lo più di insetti e loro larve, vermi e millepiedi.  Pertanto, nonostante i danni che produce con i suoi scavi, lo si può  considerare utile all'agricoltura.
L'armadillo dalle nove fasce misura una settantina di centimetri compresa la lunga coda. Possiede, tra lo scudo scapolare e quello pelvico,  nove cinti mobili. I denti sono una trentina. L'armadillo dalle nove fasce sino ai tempi recenti non si spingeva a nord oltre il Messico; ma alla fine del secolo scorso è penetrato nel Texas e in seguito si è diffuso dagli Stati Uniti meridionali all'Argentina.  Molti altri si trovano in varie parti del del centro e soprattutto del Sud America.
Sebbene viva esclusivamente a terra, non ha paura dell'acqua anche se nuota con difficoltà, dato il suo peso specifico; però in breve tempo riempie d'aria stomaco e intestino aumentando così il proprio potere galleggiante.
Oltre all'armadillo dalle nove fasce esistono altre specie:
l'armadillo  gigante il più grande di tutti, lungo da 70 cm al metro, con coda di mezzo metro e 12-13 cingoli mobili.
l'armadillo dalle grandi orecchie  che si riconosce facilmente per la coda priva di armatura
l'armadillo dalle sei fasce
l'armadillo o Eufratto velloso, la cui corazza è ricoperta da abbondanti peli che crescono negli interstizi tra le scaglie
l'armadillo detto Bolita il cui nome in spagnolo significa pallottola, si riferisce alla capacità di avvolgersi rapidamente a palla, per difendersi dai nemici, introducendo la testa in un apposita fenditura in modo da proteggere tutte le parti del corpo.  
Provvisto di vista e udito mediocri, si serve dell'olfatto  quando va a caccia d'insetti

c'è poi il Pichiciego che  è lungo solo 13 cm circa esclusa la coda piccolissima.   A differenza degli altri armadilli, in questa specie la corazza aderisce al corpo solo lungo la linea vertebrale. Il pichiciego vive in gallerie sotterranee e la sua abilità  di scavatore è stata paragonata a quella della talpa; strumenti di scavo sono gli arti anteriori muniti di forti unghioni. La sua area di diffusione è limitata alle pianure sabbiose dell'Argentina centro occidentale.

Aragosta

L’aragosta (Palinurus elephas) è un crostaceo di medie dimensioni, di lunghezza variabile tra i 20 e i 50 cm, che può pesare fino ad 8 kg.
È’ rivestita da una corazza resistente, di colore generalmente rosso con sfumature sul viola.
La corazza è divisa in due diversi parti: il carapace, cioè la parte anteriore, che è particolarmente sviluppata, similmente a quella del granchio.
In questo tratto della corazza, l’aragosta è coperta da spine e le sfumature diventano più tendenti al blu.
Il carapace è a sua volta suddiviso in cefalotorace e addome (formato da sei sezioni mobili), rispettivamente la parte anteriore e quella posteriore.
Nella parte posteriore si trova invece la coda a ventaglio, che si apre quando l’aragosta deve spostarsi nuotando, rigorosamente all’indietro (come i gamberi).
Differentemente da altri crostacei, l’aragosta non ha le chele; ha però due lunghe antenne gialle-rosse utilizzate sia come organi di senso che come mezzo di difesa.
Alla base di queste si trovano acuminate spine, e fino alla bocca è rivestita da appendici pelifere che, insieme alle antenne, formano l’apparato tattile.
L’aragosta è un animale sedentario che vive in grandi gruppi, sul fondale marino, preferibilmente roccioso o algoso, a circa 150 m di profondità; essa si nutre di altri animali marini come gamberetti, spugne o anellidi, ma anche di alghe e plancton.
L’aragosta è molto diffusa nell’oceano Atlantico, ma si può trovare anche nel Mar Mediterraneo.





La grande qualità delle carni dell’aragosta erano apprezzate fin dall’antichità: nei vivai pompeiani si trovano mosaici rappresentanti questo animale in diversi momenti; tra questi mosaici viene rappresentata una scena di un’aragosta che lotta contro un polpo (suo nemico naturale).
In epoca romana l’aragosta era generalmente denominata “locusta”, ed era ritenuta un cibo molto prezioso, ma altrettanto indigesto: era infatti consigliabile cuocerla in acqua e aceto, così da alleggerirla.
Nel corso del Medioevo, l'aragosta fu diffusa come simbolo degli eretici e dei pagani, cioè coloro che, secondo la tradizione religiosa, erano caratterizzati dall’instabilità.
A tutt’oggi, sia l’aragosta che il granchio, hanno significato di incostanza, per il loro movimento instabile e talvolta immotivato.

■ Varietà ed allevamento


L'aragosta può essere venduta sia d’allevamento che pescata: se pescata, l’aragosta viene catturata in reti da posta, tremaglie (formate quindi da 3 maglie) principalmente da marzo ad agosto.
Le specie dell’aragosta sono 32 circa, 2 delle quali presenti nel Mediterraneo: queste sono la Palinurus mauritanicus (con forti sfumature rosa e macchie chiare), e la Palinurus regius (dalla colorazione più tendente il verde).

Anguilla


DESCRIZIONE  Pesce comunissimo e molto noto, ha il corpo allungato, serpentiforme, arrotondato nella parte anteriore e compresso posteriormente. Pinna dorsale, caudale e anale confluenti. Pettorali ben sviluppate, ma ventrali assenti. La mascella inferiore, che è più lunga di quella superiore, e l’attacco della dorsale, posto molto indietro rispetto alle pettorali, consentono di distinguere rapidamente l’anguilla dai gronghi. In genere il dorso appare scuro mentre i fianchi e il ventre sono chiari.
DIMENSIONI MEDIE 30-80 cm (massimo 150 cm). Gli esemplari femminili raggiungono dimensioni maggiori.
DISTRIBUZIONE Assai diffusa nelle acque costiere dl Mediterraneo e del Mar Nero e dell’Atlantico orientale dalla Scandinavia alla coste africane sino a 25° di latitudine nord. Lungo le coste atlantiche degli Stati Uniti vive l’anguilla americana Anguilla rostrata. Altre specie di anguille vivono negli oceani Indiano e Pacifico (per esempio Anguilla japonica).
HABITAT  Acque marine costiere e salmastre, lagune ed estuari su fondali fangosi o ricchi di anfratti o ripari sommersi.
COMPORTAMENTO Aggressiva e vorace può essere localmente molto abbondante. Si dimostra più attiva nelle ore notturne. E’ ben conosciuta come pesce migratore.
ALIMENTAZIONE i nutre di pesci, crostacei e molluschi.

Alce

L'alce è un grande erbivoro, che supera i 2 metri di altezza e i 500 chilogrammi di peso.

Prima di ogni altra cosa, bisogna sottolineare come solo gli esemplari maschi di questa specie posseggano le corna (che scientificamente si chiamano palchi), mentre le femmine ne sono sprovviste. I palchi possono essere lunghe fino a 160 centimetri e pesare anche venti chili.
L’alce ha un aspetto goffo, ma simpatico. Una peculiarità dei maschi è una sorta di sacca sotto il collo dell’animale che prende il nome di campana e seppure di carattere riservato, i maschi superano la timidezza nella stagione dell’accoppiamento scontrandosi fra loro per ottenere i favori delle femmine.
Esistono molte sottospecie di questo animale, ma sicuramente l’Alces alces gigas (che si trova in Alaska) è la specie con le dimensioni più grandi: considerate che in media un esemplare raggiunge i due metri di altezza e i palchi misurano anche 180 centimetri. Vi elenco alcune delle sottospecie più famose:
  • Alces Alces bedfordiae (si trova nella Siberia orientale);


    • Alces Alces alces (l’alce comune) ;
    • Alces alces americanus (sottospecie nordamericana) ;
    E adesso delle curiosità:
    1. Theodore Roosevelt diceva “Sono forte come un alce” e per questo motivo il suo partito divenne famoso come “Il partito dell’Alce”.
    2. La femmina dell’alce è così protettiva nei confronti dei cuccioli da essere facilmente irritabile. Per questa ragione è l’animale che uccide più persone in Canada, togliendo il primato al Grizzly nordamericano.

    venerdì 22 ottobre 2010

    Ippopotamo

    Generalità e morfologia dell'ippopotamo


    Foto Ippopotamo 1
     

    L'ippopotamo è un animale grosso, pesante, con un corpo allungato, cilindrico a forma di botte; tra tutti gli animali della terraferma è il più pesante dopo l'elefante. Il nome "Ippopotamo" deriva dalle parole greche ippos potamos, cioè cavallo di fiume. I più stretti parenti degli ippopotami sono i maiali. Oggi esistono solo due tipi di ippopotami, entrambi africani, l'ippopotamo comune, detto anche ippopotamo anfibio, che può arrivare a pesare fino a 4 tonnellate, e l'ippopotamo nano o ippopotamo pigmeo, molto più piccolo e che pesa circa un decimo dell'altro ed ha abitudini più terrestri.
    La pelle dell'ippopotamo comune è morbida ed elastica e in certe zone raggiunge i 5 cm di spessore; è continuamente lubrificata da un liquido vischioso, di colore rossastro, secreto da speciali ghiandole distribuite in tutto il corpo.
    Gli ippopotami si incontrano specialmente nei fiumi e nei laghi, ma possono anche frequentare stagni di fango molto fluidi.

    Vita sociale degli ippopotami

    Gli ippopotami conducono una vita in gran parte acquatica, che offre loro due vantaggi, uno relativo al mantenimento costante della loro temperatura corporea, l'altro relativo alla riduzione degli effetti della gravità. Vivono in branchi di una decina di individui che passano la giornata in acqua, distribuiti in modo caratteristico: le femmine con i piccoli ippopotamiraggruppati fra di loro, così come i maschi e le femmine giovani senza prole, i maschi si dispongono alle periferie di questi gruppi.
    I maschi adulti di ippopotamo occupano un determinato spazio a seconda del loro grado gerarchico. Ognuno di loro ha un proprio sentiero privato per risalire a terra, mentre i sentieri per le femmine ed i giovani sono per più individui. Forte è l'istinto di difesa dell'ippopotamo, frequenti sono gli scontri fra i maschi per il territorio, scontri che spesso finiscono con la morte di uno dei due contendenti.
    Le ferite e le lacerazioni, anche se molto gravi, guariscono piuttosto rapidamente.

    Rirpoduzione

    I piccoli ippopotami nascono dopo 227-240 giorni di gestazione, solitamente ne nasce uno per parto. Alla nascita i piccoli ippopotami pesano già sui 30 kg; vengono partoriti nell'acqua dove vengono anche allattati; sono già in grado di rimanere immersi per 3 minuti.
    Gli adulti possono rimanere in immersione anche fino a più 10 minuti, un caso record riporta la mezz'ora di immersione. Già pochi minuti dopo la nascita sono in grado di nuotare e camminare, l'allattamento dura dai tre agli otto mesi. Dopo seguono una dieta esclusivamente vegetariana. Si nutrono specialmente di notte, quando escono dall'acqua per raggiungere i pascoli. Un adulto ingurgita decine e decine di foglie, erbe, ramoscelli, bulbi e rizomi per notte.

    Altre informazioni sull'ippopotamo

    La dentatura dell'ippopotamo è assai caratteristica con gli incisivi orientati in avanti, i canini molto sviluppati che vengono usati come armi, in particolare gli inferiori che possono raggiungere il metro di lunghezza e circa 3 kg di peso. Incisivi e canini sono a crescita continua; il loro avorio, di buona qualità, è più duro di quello degli elefanti.
    La dentatura è completata da 12 premolari e 12 molari.
    Gli ippopotami dispongono di uno stomaco molto grande ed un intestino che può raggiungere i 60 m di lunghezza.
    La maturità sessuale viene raggiunta a circa 8 anni e la vita si aggira sui 40-50 anni.
    Nonostante la sua mole l'ippopotamo può essere piuttosto veloce; quando non è al sicuro in acqua, preferisce battere la ritirata, ma se viene inseguito può superare i 45 km/h.
    Di giorno, immersi nell'acqua, gli ippopotami servono da posatori per molti uccelli acquatici, alcuni, come il rallo nero, non si limitano a riposare ma liberano il dorso dei pachidermi dai parassiti. Anche alcuni pesci contribuiscono alla loro pulizia liberandoli da resti vegetali, parassiti e detriti organici. Questi pesci vengono attratti dagli escrementi dell'ippopotamo di cui si nutrono.
    Gli escrementi di ippopotamo, depositati sui fondali, costituicono un ottimo fertilizzante azotato che favorisce la crescita di molte piante acquatiche. L'ippopotamo ha subito negli ultimi secoli una notevole riduzione a causa della spietata caccia per la carne, la pelle e l'avorio dei denti.

    Iguana

    Origine e generalità

    Foto stella marina 1

    Quando Charles Darwin arrivò nelle isole Galapagos, nel 1835, vi trovò migliaia di rettili simili a lucertole. Questi animali, detti iguane terrestri, facevano grandi buche nel terreno: ne facevano così tante che Darwin aveva difficoltà a trovare un posto dove piantare la tenda.
    Sulla riva del mare Darwin trovò un'altra specie di rettili, le iguane marine. Descrisse questo animale come una creatura orrenda, stupida e lenta nei movimenti. Effettivamente le iguane sono animali dall'aspetto strano, simile a quello che probabilmente dovevano presentare alcuni rettili preistorici. Milioni di anni fa i rettili erano la forma di vita dominante sulla terra; con l'affermarsi dei mammiferi, i rettili cominciarono a diminuire.
    Le iguane sono tra i rettili più più grandi presenti sulla terra dato che possono raggiungere il metro e ottanta in cattività e i due metri e mezzo in natura.

    Morfologia

    Il corpo di un'iguana è ricoperto di squame, che a volte sono vivacemente colorate. Diversi tipi di iguane hanno creste di spine molli, disposte come i denti di un pettine; le creste si estendono lungo il dorso dalla parte posteriore del capo fin verso la metà della lunga coda. Una particolare specie di iguana vivente nelle zone rocciose e aride dell'isola di Haiti, l'iguana rinoceronte, è caratterizzata da una grande duplicatura cutanea in corrispondenza della gola e da alcune grosse squame poste in corrispondenza della testa, tre delle quali, nei maschi, sembrano corni. Le iguane appartengono ad una grande famiglia di rettili, gli iguanidi, diffusi esclusivamente nelle americhe, a parte due generi viventi nel Madagascar e nelle isole Figi. Fanno parte di questa famiglia numerosi rettili di dimensioni relativamente modeste.
    Il termine iguana è generalmente usato per indicare solo i membri più grandi della famiglia. Una delle specie più comuni è l'iguana verde, diffusa nelle selve dell'America meridionale e centrale. E' il più grande della famiglia che può raggiungere il metro e sessata circa, di cui un metro è la coda. Queste vivono esclusivamente sugli alberi, preferibilmente vicino ai fiumi; hanno molti nemici, compreso l'uomo che le caccia per le carni prelibate; è però molto difficile cattiurarlo. Le iguane scendono dagli alberi solo per deporre le uova, accoppiarsi, o semplicemente cambiare zona. Quando l'animale si trova in difficoltà si lascia cadere dall'albero, anche a grandi altezze, senza risentirne, tanto da riuscire a riprendere la fuga subito dopo aver toccato terra. Se cade in acqua riesce a nuotare con velocità sia in superficie che in profondità, rimanendo a lungo in immersione.

    Habitat e abitudini delle iguane

    La notte la passano prevalentemente una sorta di rifugio-tana, al riparo dai predatori. Le iguane sono generalmente vegetariane: si nutrono di foglie, fiori, frutti e germogli; gli individui giovani mangiano anche insetti.
    Le iguane marine si nutrono di alghe che crescono abbondanti sul basso fondale. Questa specie arriva al metro e quaranta, con ottanta centimetri di coda e del peso di una dozzina di chili, vivono in colonna sugli scogli e sulle coste battute dalle onde. Un tempo molto numerose, le iguane marine sono calate di numero da quando sulle isole si sono stabiliti l'uomo con i suoi animali domestici. Le iguane sono proprie del nuovo mondo ma è possibile l’allevamento in cattività, anche in casa, basta usare un apposito contenitore con misure adeguate e che presenti caratteristiche simili al loro habitat naturale.

    Airone


    Airone

    Nome scientifico:
    Ordine: Ciconiiformes
    Famiglia: Ardeidae

    Si distingue dagli altri aironi per le grandi dimensioni (90-98 cm di lunghezza). Ha una livrea grigio cenere (da cui il nome). Le parti superiori sono grigie, il collo e la testa bianchi con una striscia nera sulla nuca. Il lungo e affilato becco è giallastro, le grandi zampe brunastre, ma entrambi diventano di colore rossastro in primavera. Il volo è potente, con lenti e profondi battiti di ala. L'apertura alare, nei maschi adulti, in taluni casi può raggiungere 2 mt.di ampiezza. La silhouette in volo è caratteristica, tiene la testa arretrata tra le spalle, come a formare una "S", e le zampe estese. Frequenta stagni, risaie, prati allagati, canali, fiumi, laghi, e coste marine. Se ne sta immobile per lungo tempo nell'acqua bassa nell'attesa della preda, di solito costituita da rane, pesci, rettili, che cattura con un fulmineo colpo del lungo becco. Nidifica in colonie con altri aironi (garzaie), predilige costruire il nido su alberi alti, ad almeno 25 mt.di altezza. Anche se vi sono casi in cui i nidi sono posti su alberi più bassi o nei canneti. Il suo areale di nidificazione è il più settentrionale tra quello degli Aironi Europei, quindi alcune popolazioni sono soggette ad un elevato tasso di mortalità negli inverni più rigidi. Comunque è riscontrato che, in questo caso, la specie ha forti capacità di recupero nella consistenza numerica, tanto da diventare l'airone più diffuso nelle aree nord occidentali europee.



     

     

    Aquila

    Aquila



    Apertura alare: 210 cm circa
    Ordine: Falconiformi
    Famiglia: Accipitridi
    
    CARATTERISTICHE GENERALI
    L'aquila può essere di diversi tipi: l'aquila dal ciuffo, l'aquila bellicosa, l'aquila del Bonelli, l'aquila reale, l'aquila della lunga coda e l'aquila di mare. L'aquila dal ciuffo misura circa 60 centimetri di lunghezza. Il suo piumaggio è bruno scuro, con parti inferiori delle ali bianche. Un alto e largo ciuffo verticale e triangolare orna il capo di questo rapace. E' diffusa in tutta l'Africa, a sud del Sahara, dove la si incontra nelle regioni boscose in particolare lungo i corsi d'acqua. Posata sulla cima di una mimosa, raggrinza la fronte, socchiude gli occhi e drizza verticalmente il ciuffo, e allarga le penne dei fianchi, raddrizza tutte le altre e abbassa il ciuffo. Trascorre intere giornate a fare ciò. Ma non appena scorge una preda la sua apparente sonnolenza scompare e si lancia sulla preda. Questo rapace mangia rettili, insetti e anche fichi selvatici. Fra agosto e ottobre la femmina depone uno o due uova bianche, macchiate di bruno rossiccio. L'aquila bellicosa, invece, è la più robusta delle aquile indigene dell'Africa. E' riconoscibile per il corto e largo ciuffo sull'occipite e può misurare sino a un metro di lunghezza. Il suo piumaggio è nero con riflessi bruni nelle parti superiori del corpo e del petto, e bianco macchiato di nero nelle parti inferiori. Si stabilisce prevalentemente sugli alberi isolati, dato che la sua innata diffidenza la sollecita a tenere tutto sotto controllo. Il suo cibo comprende roditori, piccole antilopi, e anche galline faraone. Aggredisce anche piccole scimme, e talvolta perfino bebbuini. Essa nidifica sulle cime degli alberi più alti. Il nido è costituito da rami robusti, da muschio, erica e steli ed ha un diametro variabile tra un metro e mezzo e due metri ed è moto saldo che viene utilizzato per anni. La covata si limita quasi sempre ad un uovo solo, mentre la femmina cova, il maschio le procura il cibo e dopo la schiusa si occupa anche del nutrimento del piccolo. L'aquila del Bonelli fu chiamato così in onore di un celebre naturalista italiano del secolo scorso. Lunga circa settanta centimetri, ha un'apertura alare di metri 1,70 e può pesare da 1,6 a 2 chilogrammi. E' più agile delle altre aquile. La parte superiore del suo corpo e le ali sono di colore bruno scuro, mentre le parti inferiori sono bianche striate di nero. Se ne distinguono di tre sottospecie: la prima vive nell'estremo sud dell'Europa, nell'Africa settentrionale, nell'Asia meridionale fino alla Cina; la seconda in Africa a sud del Sahara, dalla Somalia all'Angola; la terza abita nelle isole della Sonda. In Italia è stanziale nelle grandi isole, rara altrove. Essa vive sulle montagne rocciose. In inverno scende nelle pianure, ma non compie migrazioni. Alla velocità del falco, unisce l'agilità della sparviere e il coraggio dell'Aquila reale. Generalmente dà la caccia alle pernici, ai piccioni e agli uccelli acquatici. Il nido è generalmente situato nella spaccatura di una roccia, sulla sommità di una parete scoscesa, ma in Africa se ne trovano anche sugli alberi. Il nido viene costruito con ramoscelli, mentre la cavità interna è tappezzata da piume dell'uccello stesso. La femmina depone due uova bianche a volte punteggiate. La deposizione ha luogo tra febbraio ed aprile. L'aquila reale è la più grossa e la più forte delle aquile: la protagonista delle più antiche leggende, il simbolo della forza e della potenza invincibile. E' lunga circa 95 centimetri, ha un'apertura alare di 2 metri, e pesa da 3 ai 6 chilogrammi. Il suo piumaggio è di colore bruno più o meno rossiccio. La sua area di diffusione ricopre l'Europa e gran parte dell'Asia e dell'America settentrionale. Essa si trattiene soprattutto in montagna, sulle pareti rocciose inaccessibili. Si può dire che l'aquila reale non ha nemico eccetto l'uomo. Si nutre di marmotte, di fagiani di monte, di lepri, di giovani anatre, talvolta cattura agnelli. Il diametro dei nidi può raggiungere i 2 metri. Le uova dell'aquila reale somo piccole, rugose, e di colore biancastro, punteggiate di grigio e bruno. Il nido ospita due uova. L a femmina cova per 6 settimane. L'aquila dalla lunga coda, invece, misura circa un metro di lunghezza e la sua apertura alare raggiunge i 2,40 metri. Ha un piumaggio color cioccolato sul dorso e nero nelle parti del corpo. Vive nelle foreste e nelle pianure dell'Austrialia, della Tasmania e della nuova Guinea meridionale. Si nutre di piccoli canguri, attacca anche la grande otarda australiana. Costruisce i nidi sugli alberi nascosti e questo è composto da ramoscelli e all'interno è tappezzato di erba e steli. L'aquila di mare, invece, si distingue dalle altre aquile per l'assenza di piume nella parte inferiore del tarso. Essa è detta anche aquila nera, e può misurare sino a un metro di lunghezza, ed avere un'apertura alare di metri 2,65. Il piumaggio degli adulti acquisita all'età dei 6 anni, è bruno scuro, con testa, collo e coda di colore bianco giallastro. Nidifica nell'Europa orientale e settentrionale, in Islanda e lungo la costa meridionale della Groenlandia. E' un uccello tipicamente marino, che frequenta coste e rive dei fiumi. Nidifica lungo le spiagge del Mar Glaciale Artico.

    Coyote

    Coyote

    Nome scientifico: Canis latrans, carnivora.

    Areale: dal Nord America all’America centrale settentrionale.

    Lunghezza totale: 100/120 cm
    Coda lunghezza: 30/38 cm

    Peso: 12/20kg talvolta fino a 30kg.
    Status: Comune.

    Denti: 42

                                                                 Periodo riproduttivo: gennaio-febbraio

                                                                 Durata della gestazione: 60/65 giorni.

                                                                 Numero dei piccoli per parto: 5/8

    La struttura del coyote (canis latrans) rispetto a quella del lupo è più piccola e più slanciata. Il muso è più sottile, le zampe e il cranio hanno minori dimensioni, le orecchie e i piedi sono marcatamente più piccoli.
    Il colore del mantello è grigio bruno, con tendenza al giallo sul dorso, mentre le parti inferiori sono grigie. La coda termina con un ciuffo nero, le labbra sono segnate da un netto contorno bianco.
    Forse nessun’altra specie tra i mammiferi ha una vasta area di distribuzione cosi esteso sia verso nord che verso sud.
    Il Coyote infatti ha un estensione della specie di circa 72° di latitudine, dall’Alaska al Guatemala, non è presente nelle regioni più orientali e nel sud-est degli Stati Uniti, e nemmeno nel nord-est del Canada.
    L’habitat originale di questa specie era forse costituito sia dalle praterie sia dalle praterie centrali del nord America, dove erano abbondanti le popolazioni di Ungulati selvatici, sia dai deserti americani.
    Oggi si possono trovare anche in ambienti di foresta, purchè non molto fitta e nell’ambiente alpino delle provincie settentrionali del Canada.
    Le femmine del coyote sono sessualmente mature nel loro secondo anno di vita, circa 20 mesi d’età, il periodo degli amori comincia a gennaio, i quali i maschi seguono le femmine per circa due tre settimane e a mano a mano che tutte le altre femmine vanno in calore si disperdono per seguirle. Giunti quasi al termine degli amori, ogni femmina è accompagnata da un solo maschio, formando la coppia che potrà rimanere legata soltanto qualche mese, cioè fino al termine dell’allevamento della prole oppure per tutta la vita.
    In genere i coyote giovani restano con la famiglia fino a tutto il mese di ottobre, per poi iniziare ad allontanarsi gradatamente, fino ad abbandonare del tutto i genitori nel giro di un anno circa, ma anche un po’ prima. A circa 8/9 mesi i giovani coyote hanno le fattezze degli adulti, sono pronti ad affrontare i periodi magri dell’inverno e a misurarsi con i pericoli dell’ambiente.
    L’unità fondamentale della sua organizzazione sociale è la sua famiglia, costruita intorno ad una femmina in grado di riprodursi.
    Il legame che si crea in una coppia può essere permanente e può durare finchè uno dei componenti della coppia non viene ucciso.
    L’abbandono dei giovani coyote in novembre/dicembre lascia spazio ai cuccioli della nuova generazione che avverrà nuovamente a gennaio e cosi via ogni anno.
    Non tutti i cuccioli però lasciano la famiglia, perciò una famiglia di coyote può comprendere cuccioli ed adulti di ogni età, generalmente legati dal grado di parentela.
    I vincoli che tengono legati una famiglia non sono però stretti e condizionati da impedire continue modifiche nella composizione del gruppo: ognuno di essi è in grado di vivere perfettamente da solo e pensare a se stesso.
    I coyote non sono territoriali, scelgono si, un area in cui vivere e cacciare ma non difendono il territorio, al contrario invece difendono la tana strenuamente e la zona circostante nel periodo della riproduzione.
    I coyote mangiano qualsiasi cosa sia commestibile, ma essendo carnivori preferiscono ovviamente la carne, quindi sono oggetto di preda, cervi, conigli, serpenti, lucertole, bisonti, insetti ed animali domestici come pecore vitelli e pollame.
    Preferiscono carne fresca e prede vive, ma non disdegnano carcasse di animali trovati morti, è abilissimo nel localizzarli, seguendo la via che il suo finissimo olfatto gli indica.
    Anche la frutta e molte specie di erbe e/o bacche costituiscono una percentuale della loro alimentazione, inoltre si cibano di rifiuti, e spesso per via del loro odore anche di cose che non sono commestibili.
    I cuccioli spesso e volentieri scambiano per oggetti di gioco gli altri piccoli animali che invece dovrebbero essere prede, e quindi un possibile cibo.
    Inoltre giocano molto tra di loro, è una cosa fondamentale per loro, affiche si possano creare future condizioni di caccia e di rapporti intra- ed interspecifici.
    In caccia il coyote solo se in numero adeguato può sperare di atterrare ed uccidere una preda delle dimensioni di un cervo,altrimenti è facile che la reazione di questi ungulati metta in fuga un animale isolato.
    Ulula come un lupo, ma il suono è distintamente più acuto e di minor durata. L’ululato indica a comunicare agli altri la propria posizione e a ribadire la proprietà di un territorio.

    Oca


    OCA
    oche
    Uccelli dell’ordine degli "Anseres", (anticamente chiamati Palmipedi) e della famiglia "Anatidae", dal corpo tozzo, becco stretto e lungo, zampe palmate, ali lunghe e appuntite, coda corta.
    Le oche vivono in tutte le parti del mondo ove sia un laghetto o uno specchio d’acqua; preferiscono le pianure, ma se ne trovano anche in laghi alpestri.
    Sono fra i più grossi uccelli domestici da cortile; normalmente pesano 4 - 5 kg. ma alcune razze speciali per il rendimento in carne arrivano a pesare anche oltre il doppio.
    Sono magnifiche nuotatrici e tuffatrici ed anche in terra camminano assai velocemente, per quanto in modo goffo.
    Si nutrono di erbe, molluschi, insetti, vermi che trovano scavando con il lungo becco nel fango.
    Le oche, nonostante la credenza comune, sono animali molto intelligenti e la loro indole è assai tranquilla; si ricorda in proposito la tradizione romana secondo la quale le oche del Campidoglio, nell’anno 390 a. C., evitarono con il loro schiamazzo, la scalata dei Galli alla rocca capitolina per prendere di sorpresa i Romani.
    Costruiscono il nido tra i canneti o nelle biforcature degli alberi, tappezzandolo internamente con il piumino ed esternamente con sostanze vegetali.
    Depongono le uova in primavera e dopo circa un mese vengono alla luce i piccoli, coperti di una leggera peluria, ed in altri due mesi raggiungono lo sviluppo completo.
    Le oche fin dai tempi remotissimi furono tenute allo stato domestico, poiché forniscono carne, uova (il cui peso raggiunge i 150 grammi) e piume molto pregiate.
    Le carni dell’oca sono gustose e vengono, anche, confezionate in salumi ma non sono indicate a coloro che hanno una digestione difficile e laboriosa per l’eccessivo grasso in esse contenuto.
    Con il fegato grasso di animali sottoposti ad alimentazione forzata, si preparano i famosi pasticci (paté de foie gras), con le piume si confezionano imbottiture e piumini per la cipria.
    Nella seconda primavera della loro vita, le oche, si accoppiano in modo definitivo; quando una femmina s’innamora del maschio, glielo fa capire col gioco degli occhi; non osserva mai direttamente le manovre di provocazione del maschio ma finge di rivolgere lo sguardo da un’altra parte, ma lo sorveglia senza voltare la testa, come se lo guardasse con la coda dell’occhio; il maschio, invece, si profonde in un’esibizione di eccitazione. Raggiante, molto più attivo e chiassoso del solito, va e viene spiccando brevi voli intorno alla femmina e sembra persino gonfiarsi per apparire più attraente.
    Una coppia rinsaldata dura, salvo le inevitabili eccezioni, per tutta la vita e la rottura del legame, per la scomparsa di uno dei due animali, ha effetti drammatici per il superstite.
    Per molto tempo l’oca superstite si ostina a cercare l’altra chiamandola giorno e notte e volando sempre più lontano alla sua ricerca.

    Orso

    Orso Bruno



    Caratteristiche generali: L'orso bruno è un animale fisicamente poderoso e di forza arculea, i suoi movimenti sono principalmente lenti a causa della sua imponente massa fisica, ma in taluni casi tipo la caccia, dimostra grande agilità. Infatti si arrampica sugli alberi ed è un abile nuotatore. E' un animale straordinariamente pulito, ha un debole per i dolci. Durante il periodo estivo si accoppia, fa rifonimento di cibo e si prepara la tana in cui trascorrerà l'inverno immerso in un lungo sonno. L'orso bruno è uno degli animali più perseguitati dai cacciatori.

    Peso: kg 500 circa
    Altezza: da 1,60 a 2,5 m.

    Vita: circa 30 anni

    Diffusione: Europa e Asia

    orso bruno

    giovedì 21 ottobre 2010

    Ornitorinco

    ORNITORINCO

    ornitorinco

    L'ornitorinco è un membro dell'ordine dei Monotremi, che comprende 2 altri membri. Questi sono l'echidna a becco lungo e l'echidna a becco corto. Il termine "Monotremi" driva dal fatto che l'echidna e l'ornitorinco usano la stessa apertura per la riproduzione e per eliminare i prodotti di rifiuto, caratteristica che si trova nei rettili. Altro carattero rettiliano è la deposizione di uova. L'echidna a becco lungo si trova nelle foreste montagnose umide di Papua Nuova Guinea a Irian Jaya. L'echidna a becco corto e più distribuita e si può trovare in Australia e parti di Papua Nuova Guinea. L'ornitorinco si trova solo nella parte est dell'Australia.

    Habitat e territorialità
    L'ornitorinco si può trovare lungo la costa est dell'Australia, nei fiumi, torrenti e laghi. La sua distribuzione va dall'Annan river nel Queensland alla Tasmania. L'ornitorinco è molto più comune nell'Australia del Sud e questo è dovuto a due fattori: la presenza di coccodrilli e la minaccia di piene.
    Dove vive l'ornitorinco
    La femmina di ornitorinco non inizia a fare cuccioli fino a quando non ha 2 anni e questo comporta per l'ornitorinco delle dificoltà a mantenere la popolazione in presenza di predazione da coccodrilli e alluvioni. Nelle aree in cui si è insediato l'ornitorinco vive più isolato che a famiglie. Questo animale è prevalentemente solitario, con un suo specifico territorio in cui vive e si nutre. Il territorio di un ornitorinco può essere sovrapposto a quello di un altro, ma non smebra che vi siano scontri per il controllo. In una zona sovrapopolata è comunque di solito l'ornitorinco giovane a lasciare l'area e a cercarne un'altra. In questi territori ci sono diverse tane localizzate lungo le sponde dei fiumi.

    Le tane
    Sembra ci siano due tipi di tane: tane per vivere e tane nido. Queste ultuime sono le più complesse e sono usare per allevare i cuccioli, mentre le altre sono usate da entrambi i sessi per la vita di tutti i giorni (mangiare e dormire). Alcuni ricercatori suggeriscono che molte tane nido derivino da una complessa attività di scavo effettuata a partire dalle tane semplici. La tana nido può essere sviluppata fino a 7 metri di altezza e 18 metri di lunghezza. Si è creduto a lungo che l'entrata delle due tane fosse prevalentemente sopra il livello dell'acqua, ma è stato mostrato che le entrate delle tane sono spesso sott'acqua.
    Le tane sono dei tunnel terminanti con un nido e hanno dei problemi nel mantenimento del flusso d'aria; se l'ornitorinco sta nella tana per un certo periodo, consuma l'ossigeno disponibile. Durante la stagione dell'accoppiamento questa mancanza di ossigeno ha una grande significato per due ragioni: la prima è che durante il periodo dell'accoppiamento la femmina chiude le entrate della tana ogni volta che entra e esce e la seconda è che i giovani ornitorinchi rimangono nel nido per circa 3 mesi, con una lenta diminuzione dell'ossigeno disponbile. L'ornitorinco potrebbe aver adattato la chimica del suo sangue in modo tale da sfruttare al meglio la riserva limitata di ossigeno, ma è un'ipotesi non confermata. Le tane nido potrebbero avere l'ingresso sopra l'acqua proprio per incrementare il flusso d'ossigeno, oltre che per proteggere i cuccioli dalle piene.

    Descrizione morfologica
    Il primo esemplare di ornitorinco spedito in Inghilterra si dice sia stato considerato uno scherzo. In effetti questo animale ha il muso con un becco d'anatra, la coda di un castoro e depone uova, pur allattando i suoi piccoli. L'ornitorinco è grande circa la metà di un gatto domestico. Un maschio adulto è lungo mediamente 50 cm e il suo peso è attorno a 1,7 Kg, la femmina ha una lunghezza media di 44 cm e un peso di 0.9 Kg. Questa differenza di caratteristiche tra i due sessi è chiamata dimorfismo sessuale. La coda è lunga circa 12 cm e il becco 5.5 cm. L'ornitorinco ha una spessa copertura impermeabile di peli su tutto il corpo, eccetto i piedi e il becco. La pelliccia esterna e di colore marrone scuro sul dorso e giallastra sul ventre. Sotto la pelliccia esterna, setoloda, c'è una sottopelliccia più densa e fine simile alla lana con colore che va dal grigio al marrone scuro. La coda è costituita principalmente da tessuto grasso che viene usato per immagazzinare energia, che l'animale può usare durante l'inverno se c'è scarsità di cibo. La punta della coda è coperta da peli ruvidi, mentre sotto la pelliccia e più rada. La coda di un ornitorinco è diversa da quello di un castoro sia per la forma che per l'impiego. La coda del castoro è piatta e larga e viene usata per spingersi nell'acqua. L'ornitorinco usa la coda solo per sterzare mentre nuota con le zampe. Il corpo dell'ornitorinco è piatto, lineare e ha zampe corte. Le zampe anteriori sono palmate, ideali per il nuoto. L'animale nuota calciando alternativamente con le zampe anteriori e le zampe posteriori, parzialmente palmate, servono come timone. Le zampe palmate danno l'impressione che l'ornitorinco abbia i piedi piatti, da cui il nome "platypus". Fuori dall'acqua la membrana viene piegata sotto i piedi per difenderla dai danni e per scoprire le larghe unghie che servono per scavare.
    Su ognuna delle zampe posteriori (sulle caviglie) dei maschi vi è uno sperone corneo lungo 1.5 cm. Lo sperone è cavo e collegato ad una ghiandola velenosa attraverso un condotto. Le femmine giovani ne hanno una versione rudimentale che viene persa nel primo anno. L'ornitorinco ha un becco flessibile (simile a quello dell'anatra), morbido e gommoso e molto sensibile al tatto. Quesa caratteristica è dovuta alla presenza di numerose terminazioni nervose. L'ornitorinco usa il becco per cercare cibo ed orientarsi sott'acqua. La punta del becco è blu-grigia e leggermenta più in su ci sono le due narici. La loro posizione permette la respirazione anche se il resto del corpo è sommerso. La parte inferiore del becco, che è rosea o chiazzata, è più piccola della superiore. L'ornitorinco è privo di denti e macina il cibo usando delle placche taglienti che si trovano sulla superificie superiore e inferiore dentro la bocca. Il platypus non ha orecchio esterno e chiude si occhi che orecchie durante le immersioni, quindi viene guidato solo dal becco. Sulla terra la vista è comunque molto buona a grandi distanze anche se, a causa del becco, l'ornitorinco non riesce a vedere ciò che molto vicino. L'ornitorinco emette dei versi simili a un ringhio e a quelli di una gallina. Questi vengono emessi in situazioni di pericolo. L'ornitorinco rimane attivo, in maniera molto minore, anche durante l'inverno. La regolazione della temperatura interna (32 °C circa) avviene attraverso una gestione più accurata della circolazione del sangue, che viene diminuita in zone quali le zampe posteriori, il becco e la coda. Un buon isolamento viene dato dalla pelliccia impermeabile che intrappola uno strato d'aria che provvede a un buon isolamento contro il freddo.

    Nutrizione
    L'ornitorinco si nutre di invertebrati, piccoli pesci, uova di pesci, rane e girini. Normalmente l'ornitorinco spende metà del giorno mangiando una quantità di cibo pari a circa il 25% del suo peso. Questa quantità può arrivare al 50% per esemplari tenuti in cattività. Durante l'Estate mangia più che in inverno e accumula l'eccesso nella coda sottoforma di grasso. La ricerca del cibo avviene durante le immersioni nei fondali dei fiumi scuotendo il capo e il becco nel fango. Le immersioni durando circa 40 secondi e durante questo periodo l'ornitorinco usa sia il tatto che la capacità di individuare variazioni del campo elettrico (grazie alle terminazioni nervose del becco) per localizzare le piccole prede. Una volta catturato, il cibo viene trasferito nella tasca guanciale localizzata dietro il becco. L'ornitorinco raggiunge poi la superficie e il cibo viene spostato nella bocca, dove viene triturato dalle placche situate nella mascella e nella mandibola. Ai lati della mascella vi sone delle punte dentellate che vengono usate per espellere rifiuti quali gusci e fango.

    Riproduzione
    La riproduzione non inizia fino a quando gli esemplari non hanno almeno due anni. Fino a questa età i maschi non producono sperma e le femmine non sempre si riproducono ogni stagione. Per l'accoppiamento serve che gli organi riproduttivi femminili e i testicoli maaschili si ingrandiscano e questo avviene appunto durante la stagione degli amori, tra Luglio e Agosto. Durante questo periodo il corpo della femmina si adatta per la produzione del latte che viene dato ai cuccioli attraverso due strutture simili a capezzoli situate sull'addome e cirondate da pelo. I piccoli premono su queste zone provocando la fuoriuscita del latte che cola attraverso i peli. Il corteggiamento inizia in acqua, dove il maschio e la femmina, che di solito prende l'iniziativa, nuotano molto vicini. Il maschio dimostra la volontà di accoppiarsi prendendo la coda della femmina con il becco, dopo di che sale sul dorso della femmina e attorciglia la propria coda attorno all'addome della femmina. In questa posizione avviene la copulazione. Ricordo che gli ornitorinchi hanno un solo orifizio, quiandi il pene del maschio penetra nella cloaca femminile. Il periodo di gestazione dovrebbe essere di circa 2-3 settimane e le uova sono di solito 2 e di dimensione di 17 mm x 14.5 mm. Una volta deposte le uova vengono incubate dalla madre in una camera che si trova in fondo al nido che è larga circa 30 cm. e coperta da materiale vegetale. La cova dura 10 - 12 giorni ed il piccolo platypus che nasce e lungo circo 18 mm. Il giovane rimane nella tana nutrendosi di latte materno per 3 o 4 mesi. Quando esce ha raggiunto l 80% delle dimesioni di un adulto e il 60% del peso e continua a prendere il latte dalla madre fino a che non è in grado di provvedere al proprio cibo.

    Protezione
    L'ornitorinco è una creatura timida che evita le situazioni aggressive e questo lo può portare a stare sott'acqua per 10 minuti senza emettere bolle. Il maschio diventa più aggressivo durante il periodo della riproduzione, e lo dimostra tramite l'uso dello sperone corneo velenoso situato nelle zampe posteriori. Il veleno può uccidere cani e altri ornitorinchi. Ipredatori dell'ornitorinco sono le volpi, gli uccelli predatori e soprattutto i coccodrilli. In passato venivano cacciati dall'uomo, ma ora sono protetti da leggi quali il National Parks and Wildlife Act del 1974. L'ornitorinco sembra avere un comportamento prevalentemente notturno, ma si vede spesso all'alba e al tramonto, anche se le sue abitudini variano a seconda della zona, del sesso e della stagione. Durante la primavera le piene dei fiumi del nord sono un pericolo per le tane, ma sembra che durante le piene gli ornitorinchi a volte usino le tane dei conigli e i tronchi cavi per ripararsi e poi ritornare ai propri rifugi dopo la piena.

    Origini
    Fuori dall'Australia e dalla Nuova Guinea non esistono parenti dell'ornitorinco.
    I fossili ritrovati sembra confermino che i progenitori dell'ornitorinco fossero molto simili all'attuale. Uno di questi è Obduron insignis, che visse attorno a 15 milioni di anni fa e, a differenza dell'ornitorinco, conservava i denti anche nelletà adulta. In Patagonia è stato trovato un fossile di questo animale risalente a 62 milioni di anni fa. Sembra inoltre che i monotremi siano discendenti dei tubercolati. Duckbill, watermole, duckmole sono i nomi inglesi dati all'ornitorinco dai primi europei che lo incontrarono. Nel 1799 fu chiamato Platypus Anatinatus e in seguito Ornitorhynchus. Gli aborigeni lo chiamano mallamong, boondaburra e tambreet.

    ornitorinco