E’ uno degli animali più denigrati della storia. Dopo il serpente, il colpevole per eccellenza, identificato con il male tentatore, l’asino è il più bistrattato. Da sempre viene considerato stupido, pigro, testardo e insensibile. E’ diventato l’esempio di tutto ciò che è ignorante, lento, tardo nell’apprendere al punto che si dà dell’”asino” o del “somaro” a quegli scolari che battono la fiacca. E nella celebre favola di Collodi, Pinocchio e Lucignolo vengono trasformati proprio in asinelli quando decidono di smettere di andare a scuola.
A pensarci però, ci si accorge di quanto la nomea dell’asino sia ingiusta. Non solo perché è stato dimostrato che possiede un’intelligenza pronta, che è molto curioso e sensibile, ma anche perché, denigrandolo quel modo, si dimenticano millenni di fatica spesa per farla risparmiare all’uomo. Non il più piccolo ringraziamento per il lavoro che l’asino ha svolto per noi, anzi solo battute cattive, insulti e maltrattamenti.
Circa settemila anni fa, l’asino era un animale selvatico che viveva nelle zone desertiche dell’Egitto e della Nubia. Era perfettamente adattato all’ambiente: si nutriva con pochissima erba e anche di rovi spinosi, beveva di rado, sopportava tranquillamente il caldo torrido del giorno e il gelo della notte, sapeva scalare rocce e muoversi con agilità sui pendii ripidi e scivolosi. In poche parole, un vero miracolo dell’evoluzione.
Poi l’uomo si accorse di queste sue doti e ne fece uno schiavo. Da quel momento l’esistenza degli asini fu costituita da carichi da portare, carri da trainare, macine di mulino da far funzionare, persone da trasportare. Con gli asini si commerciava, si aprivano le miniere, si colonizzavano i Paesi inesplorati: era, ed è tuttora in molti posti, una macchina a buon mercato che consuma poco e rende molto. Così, di un animale fiero si fece una apatica cavalcatura dallo sguardo acquoso, pronta ad essere sfruttata. Scrisse a questo proposito Lorenz Oken, leggendario naturalista tedesco dell’Ottocento: “L’asino domestico è talmente avvilito dai cattivi trattamenti che non somiglia più affatto ai suoi progenitori: rimane assai più piccolo, è di colore cinereo più smorto, e ha orecchie più lunghe e flosce. Il coraggio si è mutato in cocciutaggine, la rapidità in indolenza, la vivacità in pigrizia, la saggezza in stupidità, l’amore innato della libertà in pazienza, la baldanza in resistenza alle botte”. Così è stato per secoli e secoli.
Ma adesso è venuto il momento della riscossa. La scienza si è accorta che l’asino è una delle migliori “medicine” esistenti, una delle poche in grado di portare straordinari benefici ai disturbi della psiche. Sono infatti in numero sempre maggiore i centri dove viene pratica la “onoterpia” cioè la cura attraverso il contatto con un asino domestico. La taglia ridotta di questo simpatico animale, il suo pelo morbido da accarezzare, l’indole pacifica e paziente, l’andatura lenta e controllata ne fanno un toccasana che in Francia, Svizzera, Gran Bretagna e Stati Uniti rappresenta già da molti anni una realtà concreta. Toccare e cavalcare un asinello porta enormi benefici soprattutto ai bambini con seri problemi di relazione, mobilità e linguaggio. Inoltre l’asino si è dimostrato molto utile nelle diverse forme di depressione, per i cardiopatici, gli ipertesi, per chi soffre di ansia o di stress.
Sarebbe veramente ora di rendere omaggio a quest’umile bestiola e alla sua evidente dedizione verso di noi. Ci ha dato il suo lavoro e ora ci dona anche la salute. Ha ben scritto il noto etologo Danilo Mainardi: “Insomma, il mondo cambia e cambia il nostro modo di starci. Con gente un po’ più consapevole dei diritti degli animali, finalmente anche l’asino potrebbe avere una vita decente. Credo che gliela dobbiamo.”
A pensarci però, ci si accorge di quanto la nomea dell’asino sia ingiusta. Non solo perché è stato dimostrato che possiede un’intelligenza pronta, che è molto curioso e sensibile, ma anche perché, denigrandolo quel modo, si dimenticano millenni di fatica spesa per farla risparmiare all’uomo. Non il più piccolo ringraziamento per il lavoro che l’asino ha svolto per noi, anzi solo battute cattive, insulti e maltrattamenti.
Circa settemila anni fa, l’asino era un animale selvatico che viveva nelle zone desertiche dell’Egitto e della Nubia. Era perfettamente adattato all’ambiente: si nutriva con pochissima erba e anche di rovi spinosi, beveva di rado, sopportava tranquillamente il caldo torrido del giorno e il gelo della notte, sapeva scalare rocce e muoversi con agilità sui pendii ripidi e scivolosi. In poche parole, un vero miracolo dell’evoluzione.
Poi l’uomo si accorse di queste sue doti e ne fece uno schiavo. Da quel momento l’esistenza degli asini fu costituita da carichi da portare, carri da trainare, macine di mulino da far funzionare, persone da trasportare. Con gli asini si commerciava, si aprivano le miniere, si colonizzavano i Paesi inesplorati: era, ed è tuttora in molti posti, una macchina a buon mercato che consuma poco e rende molto. Così, di un animale fiero si fece una apatica cavalcatura dallo sguardo acquoso, pronta ad essere sfruttata. Scrisse a questo proposito Lorenz Oken, leggendario naturalista tedesco dell’Ottocento: “L’asino domestico è talmente avvilito dai cattivi trattamenti che non somiglia più affatto ai suoi progenitori: rimane assai più piccolo, è di colore cinereo più smorto, e ha orecchie più lunghe e flosce. Il coraggio si è mutato in cocciutaggine, la rapidità in indolenza, la vivacità in pigrizia, la saggezza in stupidità, l’amore innato della libertà in pazienza, la baldanza in resistenza alle botte”. Così è stato per secoli e secoli.
Ma adesso è venuto il momento della riscossa. La scienza si è accorta che l’asino è una delle migliori “medicine” esistenti, una delle poche in grado di portare straordinari benefici ai disturbi della psiche. Sono infatti in numero sempre maggiore i centri dove viene pratica la “onoterpia” cioè la cura attraverso il contatto con un asino domestico. La taglia ridotta di questo simpatico animale, il suo pelo morbido da accarezzare, l’indole pacifica e paziente, l’andatura lenta e controllata ne fanno un toccasana che in Francia, Svizzera, Gran Bretagna e Stati Uniti rappresenta già da molti anni una realtà concreta. Toccare e cavalcare un asinello porta enormi benefici soprattutto ai bambini con seri problemi di relazione, mobilità e linguaggio. Inoltre l’asino si è dimostrato molto utile nelle diverse forme di depressione, per i cardiopatici, gli ipertesi, per chi soffre di ansia o di stress.
Sarebbe veramente ora di rendere omaggio a quest’umile bestiola e alla sua evidente dedizione verso di noi. Ci ha dato il suo lavoro e ora ci dona anche la salute. Ha ben scritto il noto etologo Danilo Mainardi: “Insomma, il mondo cambia e cambia il nostro modo di starci. Con gente un po’ più consapevole dei diritti degli animali, finalmente anche l’asino potrebbe avere una vita decente. Credo che gliela dobbiamo.”
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