L’aragosta (Palinurus elephas) è un crostaceo di medie dimensioni, di lunghezza variabile tra i 20 e i 50 cm, che può pesare fino ad 8 kg.
È’ rivestita da una corazza resistente, di colore generalmente rosso con sfumature sul viola.
La corazza è divisa in due diversi parti: il carapace, cioè la parte anteriore, che è particolarmente sviluppata, similmente a quella del granchio.
In questo tratto della corazza, l’aragosta è coperta da spine e le sfumature diventano più tendenti al blu.
Il carapace è a sua volta suddiviso in cefalotorace e addome (formato da sei sezioni mobili), rispettivamente la parte anteriore e quella posteriore.
Nella parte posteriore si trova invece la coda a ventaglio, che si apre quando l’aragosta deve spostarsi nuotando, rigorosamente all’indietro (come i gamberi).
Differentemente da altri crostacei, l’aragosta non ha le chele; ha però due lunghe antenne gialle-rosse utilizzate sia come organi di senso che come mezzo di difesa.
Alla base di queste si trovano acuminate spine, e fino alla bocca è rivestita da appendici pelifere che, insieme alle antenne, formano l’apparato tattile.
L’aragosta è un animale sedentario che vive in grandi gruppi, sul fondale marino, preferibilmente roccioso o algoso, a circa 150 m di profondità; essa si nutre di altri animali marini come gamberetti, spugne o anellidi, ma anche di alghe e plancton.
L’aragosta è molto diffusa nell’oceano Atlantico, ma si può trovare anche nel Mar Mediterraneo.
È’ rivestita da una corazza resistente, di colore generalmente rosso con sfumature sul viola.
La corazza è divisa in due diversi parti: il carapace, cioè la parte anteriore, che è particolarmente sviluppata, similmente a quella del granchio.
In questo tratto della corazza, l’aragosta è coperta da spine e le sfumature diventano più tendenti al blu.
Il carapace è a sua volta suddiviso in cefalotorace e addome (formato da sei sezioni mobili), rispettivamente la parte anteriore e quella posteriore.
Nella parte posteriore si trova invece la coda a ventaglio, che si apre quando l’aragosta deve spostarsi nuotando, rigorosamente all’indietro (come i gamberi).
Differentemente da altri crostacei, l’aragosta non ha le chele; ha però due lunghe antenne gialle-rosse utilizzate sia come organi di senso che come mezzo di difesa.
Alla base di queste si trovano acuminate spine, e fino alla bocca è rivestita da appendici pelifere che, insieme alle antenne, formano l’apparato tattile.
L’aragosta è un animale sedentario che vive in grandi gruppi, sul fondale marino, preferibilmente roccioso o algoso, a circa 150 m di profondità; essa si nutre di altri animali marini come gamberetti, spugne o anellidi, ma anche di alghe e plancton.
L’aragosta è molto diffusa nell’oceano Atlantico, ma si può trovare anche nel Mar Mediterraneo.
La grande qualità delle carni dell’aragosta erano apprezzate fin dall’antichità: nei vivai pompeiani si trovano mosaici rappresentanti questo animale in diversi momenti; tra questi mosaici viene rappresentata una scena di un’aragosta che lotta contro un polpo (suo nemico naturale).
In epoca romana l’aragosta era generalmente denominata “locusta”, ed era ritenuta un cibo molto prezioso, ma altrettanto indigesto: era infatti consigliabile cuocerla in acqua e aceto, così da alleggerirla.
Nel corso del Medioevo, l'aragosta fu diffusa come simbolo degli eretici e dei pagani, cioè coloro che, secondo la tradizione religiosa, erano caratterizzati dall’instabilità.
A tutt’oggi, sia l’aragosta che il granchio, hanno significato di incostanza, per il loro movimento instabile e talvolta immotivato.
■ Varietà ed allevamento
L'aragosta può essere venduta sia d’allevamento che pescata: se pescata, l’aragosta viene catturata in reti da posta, tremaglie (formate quindi da 3 maglie) principalmente da marzo ad agosto.
Le specie dell’aragosta sono 32 circa, 2 delle quali presenti nel Mediterraneo: queste sono la Palinurus mauritanicus (con forti sfumature rosa e macchie chiare), e la Palinurus regius (dalla colorazione più tendente il verde).
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